MILAN-INTER, IL MIGLIORE IN CAMPO
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Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: “Soianito”, “La vita è una” con Martina Colombari, “Sembra facile” con Ugo Conti.
© foto di Pietro Mazzara
La mannaia di Holland si abbatte sui miliardari che vivono in Francia e Ibrahimovic suona il violino al Milan. Una forma di sottile vendetta, da una parte, ben sapendo che un suo ritorno potrebbe avvenire solo in un libro di Crichton, il quale purtroppo ci ha lasciati 4 anni fa. Un modo per far pesare ancor di più la sua cessione, che non ha gradito nei modi e nella sostanza, nel momento peggiore dei rossoneri. Dall’altra un’esca maliziosa, “hai visto mai…?”, magari se abboccano c’è ancora modo di salvare buona parte dell’ingaggio dall’idrovora del nuovo sistema fiscale d’Oltralpe. Di sicuro, quando lo svedese parla ha uno scopo, un fine, un obiettivo.
Fantascienza, questa volta. Ibra è stato imposto al PSG nel pacchetto con Thiago Silva, a Milanello non lo sopportava più nessuno. Altro discorso è invece relativo al suo sostituto: si erano illusi in molti che quei soldi sarebbero stati reinvestiti per un attaccante di valore, invece siamo fermi al piccolo Bojan, al giovane El Shaarawy, alla precarietà di Robinho e alla sindone di Pato. Nel frattempo se ne sono andati pure Inzaghi e persino Maxi Lopez il quale, al confronto dell’attuale Pazzini, pare Van Basten. Purtroppo Nocerino e Boateng erano una cosa con Ibra al fianco, sono tutt’altra senza di lui. La cessione di Ibra ha finito con lo sdoganare il solo El Shaarawy e già per questo si è trattato di un buon affare, ma ci voleva qualcosa di più e di meglio per avere ambizioni. Questa spirale al ribasso ha costretto Allegri a inventarsi qualcosa, alcuni bluff tecnici però sono stati smascherati – primo fra tutti un trequartista che in questo Milan non ha cittadinanza – e non è stato ancora scelto l’assetto difensivo più credibile e affidabile. Nel frattempo si procede per intuizioni, tentativi, come Bojan centravanti, Nocerino all’ala, Emanuelson ovunque fuorché al posto suo, Boateng dietro le punte, numeri e moduli come un trattato di fisica. Risultati: zero.
Restando saldamente al suo posto, Allegri è stato in realtà l’allenatore più esonerato d’Italia negli ultimi 6 mesi, da quella partita contro il Barcellona allo scudetto perduto, sino a questo avvìo di campionato avvilente e la lite con Inzaghi. Il muto presidente rossonero si è frenato solo per non pagare la liquidazione a lui e l’ingaggio a quello nuovo, ma siamo al capolinea e non avevamo bisogno del risveglio della “Gazzetta” per destarci a nostra volta.
Chi pensa davvero che la pista Guardiola sia percorribile in questo panorama di austere ristrettezze, vaneggia. Non ci sono i soldi, le condizioni, le premesse essenziali a meno che ad Arcore non si pensi davvero che Guardiola o il mago Merlino possano fare di più e meglio con questa squadra, trasformando Mesbah Traoré Constant e compagnia da rospi a principi. Berlusconi, tra una vacanza da Briatore e un compleanno da Putin, gira video per chiamare i tifosi allo stadio dove lui non va più da mesi. L’unica tenacia che gli è rimasta nel calcio è il silenzio. Lasciando così che i giornali si scannino esonerando Allegri, licenziando Galliani, vendendo Robinho e Boateng a gennaio, aspettando Lawrence d’Arabia con cammelli, dromedari e carriole di quattrini. Se dovessimo indicare oggi il successore immediato di Allegri, non sapremmo indicare un altro al di fuori di Filippo Galli o Costacurta, avendo Tassotti scelto la professione del secondo.
Se non altro, il cinema è vario: dalla storia (Nerone che brucia Roma) alla commedia, dalla fantascienza alla fantasia in costume, sino alle comiche che fino ad oggi, purtroppo, spesso non hanno fatto ridere i tifosi del Milan, ma quelli avversari.
L’idea del 3-5-2 (o meglio 3-4-3) non è sbagliata. Il rendimento dei terzini è ondivago, in compenso abbondano i centrali, quindi possono essere schierati Bonera, Yepes e Mexes, con Abate o De Sciglio alti a destra, Antonini o Emanuelson alti a sinistra. Questo sistema difensivo è il più prudente di tutti: in fase di ripiegamento prevede infatti che ci si difenda in 4 o 5. Due centrocampisti davanti alla difesa, Montolivo e Ambrosini secondo noi, con Bojan e El Shaarawy – due che si sacrificano rientrando spesso – alle spalle di Pazzini, o Robinho largo con Bojan centrale e Pazzini in panchina. In questo scenario, tra l’altro, Nocerino Boateng De Jong avrebbero modo di riflettere un po’ su come riuscire a rendersi utili in questa stagione di sofferenza.
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