Il crivello di Eratostene


Noi abbiamo la stessa faccia guardandoti

Noi abbiamo la stessa faccia guardandoti

Io ce l’ho messa tutta! Memore di quanto successo Sabato scorso, non ho guardato la partita neanche oggi. Ma non c’è stato niente da fare. Berardi è andato a nozze, come sempre, quando gli capita di incrociare Bon-era e la banda degli sprovveduti. Si straparla di progetto giovani e poi si manda in campo il S. Daniele, un prosciutto avariato da una vita. Eppure per lui ci sarà il rinnovo. Un giusto premio per una sciagura vivente e arrancante. Un tipo che, quando non è rotto, dà il suo fattivo contributo ai gol degli avversari. Un tizio che dà spettacolo sui pullman e si distingue in raid carbonari. Almeno non ho assistito a quest’altro scempio, va’. Me ne sono andata sul Garda a gustare un ottimo pranzo a base di molluschi e crostacei. Un fresco e magnifico Frassinello lo ha reso ancora più gradevole. Trattandosi dell’ anticipo di un giorno della festa di compleanno offertami dal mio Orrendo, ho ceduto alla violenza. E così, ragazzi, vi ho lasciati soli a seguire le gesta della nostra meravigliosa squadra, tanto mirabilmente guidata. Vi siete divertiti? Mi duole un sacco di non poter fare la cronaca della partita.

Sento parlare di errori arbitrali. Non me ne potrebbe fregare di meno. Nessuno può nutrire il minimo interesse per affossare chi non lotta per alcun obiettivo. Mica sono i tempi del gol di Muntari, questi. E’ normale, invece, non aver alcun riguardo, alcuna considerazione per le nullità. Solo degli imbecilli possono attaccarsi all’alibi degli arbitri o degli infortuni. Il tracollo tecnico ed economico è figlio di scelte societarie scellerate. Punto. La rosa è modesta e mal assortita. Nessuno in panchina avrebbe potuto fare miracoli. Inzaghi, però, è palesemente un incapace. Il fatto che pensino di tenerlo l’anno prossimo dà la misura dell’infimo livello raggiunto da questa sottomarca di Società. Gli infortuni in serie non sono colpa del destino cinico e baro. Certificano semplicemente l’inadeguatezza dello staff atletico e medico. Questo è un problema che dura da anni e annorum, nell’indifferenza di chi dovrebbe risolverlo. Maledetta sfortuna? Chi vogliamo prendere per i fondelli? Maledetta incapacità! I Gobbi davano a Vinovo la colpa dei problemi fisici della squadra. Arrivò Conte con il suo staff e la situazione cambiò radicalmente. Il decimo posto è un fallimento mortificante in una stagione senza Coppe. Una lettera scarlatta che marchia l’inettitudine di chi ci guida.

E adesso? Si vende? Non si vende? Come puoi pensare di continuare così, Silvio? A chi giova questa agonia senza fine e senza prospettive? Ci dici che non è possibile competere con Emiri e magnati. E allora i Gobbi? Se ne sono fregati pure della fiscalità spagnola . Lo vedi come gioca la Lazio ( 70 milioni di fatturato) e come giochiamo noi? Lo schifo a cui siamo ridotti non è dovuto solo a questioni economiche. Si tratta di mala gestione, maledizione al secchio! Un deficit di 90 milioni, un debito superiore ai trecento a fronte di un patrimonio tecnico modesto, per usare un eufemismo. Dove vogliamo andare? In B e in bancarotta? Questa è la strada su cui ci hai portato. Il brand vale più di un miliardo? Ma fammi il piacere! Le prendiamo a destra e a manca in Italia. In Europa non andremo ancora per chissà quanto. Non hai voluto tirar fuori un euro per i cartellini, ma hai tollerato buchi di bilancio fatti per impoverire la squadra e non raggiungere, quindi, nessun risultato. Niente competitività, niente soldi. Un orrendo circolo vizioso. Lo capisce anche un bimbo. Che modus operandi è mai questo? Quale imprenditore avveduto può rifiutare investimenti per l’acquisto di mezzi di produzione e accettare debiti clamorosi, che derivano da una scellerata gestione ordinaria dell’azienda? Scusami, Silvio, ma lo può fare solo un imbecille. Non è mostrando arroganza o chiedendo riconoscenza che si può affrontare una situazione del genere. I tifosi non sono cretini. Possono capire momenti di difficoltà. Non pretendono sempre la vittoria a tutti i costi. Sanno stare vicini alla squadra e soffrire con e per lei anche nei periodi bui. Ma qui la faccenda è un’altra. Io e molti come me, con il cuore e l’anima dipinti di rosso e di nero, vediamo nella Società un nemico che calpesta con tracotanza un luogo dell’anima chiamato Milan. Questo è il nostro dramma. Sarebbe bastato poco per mantenerci a livelli decorosi. Un minimo di intelligenza e di passione. Mi sarei accontentata. Invece si è innescata una sorta di maledetta e incomprensibile “ Cupio dissolvi” che ci ha portato ad essere lo zimbello di tutti. A furia di raccattare a casaccio cariatidi e pippe, scaricati dagli altri per liberarsi dei loro onerosi ingaggi, siamo riusciti nell’impresa di tracollare sia tecnicamente che economicamente. Che geni! Non siamo competitivi neppure con squadre che hanno un quinto del nostro fatturato e bilanci molto più a posto. Com’è possibile? Il mistero doloroso risulta inspiegabile, visto che l’Imperatore del Mercato, fine esperto in gozzoviglie, non viene messo minimamente in discussione dalla proprietà. Anzi! Rischiamo di trovarcelo tra i piedi pure in caso di cessione, nel tripudio di menestrelli e buffoni di Corte.

Il crivello di Eratostene è un semplice metodo matematico per selezionare i numeri primi fino ad un certo numero prefissato. Consiste nel cancellare i multipli di due,poi di tre e così via. In questo modo le maglie del crivello si fanno sempre più strette mano a mano che si procede e alla fine rimangono solo i numeri primi. Ora, volendo selezionare le persone che mi piacerebbe tenere al Milan, in campo e fuori, sarei in difficoltà. Anche usando un crivello a maglie larghe,eh! A pensarci bene, più che altro vorrei crivellare qualcuno. Caro Eratostene, una bella vita hai fatto tu, trastullandoti con i tuoi crivelli. Non avevi i miei problemi. Pensa che adesso mi tocca sperare in Thailandesi e Cinesi, di cui non so nulla e che mi piacciono ben poco. Che amarezza.

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