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Il Milan di Kaka’ e Zapata che ha in mente Allegri. E l’idea Giuseppe Rossi

Canale Milan

Alla fine il colpo, se così lo si può definire, in difesa, è arrivato. Visto il reiterato ostracismo del Presidente del Montpellier per Mapou Yanga-Mbiwa e di Cellino per Astori, Galliani, su consiglio di Allegri, ha deciso di “ripiegare” su Cristian Zapata, vechio obiettivo del diavolo tra il 2010 ed il 2011.

Prestito con diritto di riscatto, come piace in Via Turati, spesa ridotta ai minimi e lacuna difensiva centrale definitivamente colmata. Certo, il tasso tecnico di quella zona del campo si ridimensiona clamorosamente, ed anche l’esperienza si riduce in maniera drastica. Di fatto, ad oggi, i pesanti galloni dell’eredità della straordinaria coppia difensiva Nesta-Thiago Silva ricadono sulle spalle di quello Zapata-Acerbi. Che avranno anche 14 anni in meno, in due, ma che certamente non potranno garantire la stessa solidità. Con alle loro spalle gli esperti Mexes, Yepes e Bonera, però, Allegri per il momento si ritiene soddisfatto: anche perché a febbraio, vada come vada, il capitano del Montpellier arriverà a costo zero, ed a quel punto sostituirà Yepes, alla sua ultima stagione in rossonero.

Tutto fermo sugli esterni: a destra (ruolo nel quale può giocare anche Zapata) Abate e De Sciglio sono intoccabili, mentre a sinistra, in attesa d’una nuova collocazione per Vilà, Antonini resta il titolare, con Emanuelson e Constant – Allegri lo vede più che bene in quella posizione, già provata, seppur con poco successo, dall’ex genoano – a fare da sue alternative.

E veniamo al centrocampo. Allegri non impazzisce per Ambrosini nel ruolo di centromediano, un pò per motivi tecnici e molto per questioni d’età (essendo un ’77). E se Diarra, ad oggi, resta più una chimera che una corsia realmente percorribile, Allegri riflette sulla possibilità di impiegare in quel ruolo, in attesa del ritorno di Muntari, l’altro nuovo arrivo Montolivo. L’azzurro certo non s’è espresso al meglio nelle ultime stagioni nel ruolo di centrale, ma la paura reale che attanaglia Allegri è che serva davvero, a centrocampo, quel tasso tecnico e quella facilità d’impostazione che non si vede dai tempi del miglior Pirlo, ripudiato dal mister, e che ora tanto verrebbe utile alla causa rossonera. Inamovibile Nocerino dal ruolo di mezzala (preferibilmente sinistra, ma il nuovo numero otto non ha problemi neanche a destra), è più che concreta l’idea di poter adoperare come interno di sinistra proprio l’uomo per cui Galliani lavora alacremente, proprio in queste ore, a colloquio con la dirigenza madridista: Ricardo Kakà.

Il cui impiego da mezzala è tutt’altro che banale. Per motivi tenico-tattici, difatti, il tecnico toscano non vuole mai provarsi d’almeno uno, degli interni, tendenzialmente bravo coi piedi e capace di mandare in porta i compagni. E Kakà, da questo punto di vista, sembra l’erede designato di uno dei fidi scudieri di mister Allegri, quel Clarence Seedorf che similmente, ad un certo punto della sua carriera, arretrò leggermente il suo raggio d’azione per poter esser più utile alla causa che perorava. Va anche detto che il brasiliano, in condizione fisiche non opinabili, è oggettivamente stato sempre un gran faticatore del centrocampo, e che potrebbe peraltro naturalmente sopperire alle eventuali assenze del nuovo numero 10, quel Prince Boateng che ha già dichiarato, in questa stagione, di voler (e dover) avanzare maggiormente in zona gol. Il motivo è presto detto: Pato e Cassano (o Robinho), davanti, non danno e non daranno mai alcun punto di riferimento, ed in queste circostanze il ghanese si ritroverebbe a ricoprire il famigerato ruolo di centravanti mascherato che ultimamente va tanto di moda.

E chiudiamo con l’attacco. Arrivato Zapata (extracomunitario), s’è definitivamente persa la rotta che portava a Dzeko o, in alternativa, Tevez. Ecco perché Kakà, in caso anche di eventuale partenza di Cassano – palesemente proposto anche alla Roma, e voglioso di abbandonare – sarebbe proprio il brasiliano a ritornare al ruolo che ha avuto negli ultimi anni, ovvero quello della seconda punta. Ecco perché il Milan non molla la pista Matri, che Allegri chiede a gran voce, ed intanto ha già discusso con il Villareal in disarmo l’affare Giuseppe Rossi.

Sarebbe proprio l’italo-americano l’erede designato di Cassano, o il compendio al ragazzo di Bari vecchia e Pato: l’infortunio lo terrà fuori sì fino a gennaio 2013, ma fino a quel punto della stagione il reparto attaccanti potrebbe bastare, vista anche l’enorme voglia e tenacia del giovane El Shaarawy. Il Milan ha già offerto agli spagnoli 6 milioni di euro; la dirigenza del sottomarino ne chiede almeno 10: si può chiudere a metà, ed a quel punto con Kakà e Giuseppe Rossi entrambi presi a prezzi da saldo, la strategia Galliani-Allegri sarebbe giunta in dirittura d’arrivo.

Poi solo il campo potrà dire se il ridimensionamento generale di casa Milan avrà maggiormente il sapore della smobilitazione tecnica o della rivoluzione generazionale.

di Alfredo De Vuono

©RIPRODUZIONE RISERVATA. È consentita esclusivamente citando la fonte, Canale Milan o www.canalemilan.it

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Post Originale:
Il Milan di Kaka’ e Zapata che ha in mente Allegri. E l’idea Giuseppe Rossi

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Il Milan di Kaka’ e Zapata che ha in mente Allegri. E l’idea Giuseppe Rossi

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Alla fine il colpo, se così lo si può definire, in difesa, è arrivato. Visto il reiterato ostracismo del Presidente del Montpellier per Mapou Yanga-Mbiwa e di Cellino per Astori, Galliani, su consiglio di Allegri, ha deciso di “ripiegare” su Cristian Zapata, vechio obiettivo del diavolo tra il 2010 ed il 2011.

Prestito con diritto di riscatto, come piace in Via Turati, spesa ridotta ai minimi e lacuna difensiva centrale definitivamente colmata. Certo, il tasso tecnico di quella zona del campo si ridimensiona clamorosamente, ed anche l’esperienza si riduce in maniera drastica. Di fatto, ad oggi, i pesanti galloni dell’eredità della straordinaria coppia difensiva Nesta-Thiago Silva ricadono sulle spalle di quello Zapata-Acerbi. Che avranno anche 14 anni in meno, in due, ma che certamente non potranno garantire la stessa solidità. Con alle loro spalle gli esperti Mexes, Yepes e Bonera, però, Allegri per il momento si ritiene soddisfatto: anche perché a febbraio, vada come vada, il capitano del Montpellier arriverà a costo zero, ed a quel punto sostituirà Yepes, alla sua ultima stagione in rossonero.

Tutto fermo sugli esterni: a destra (ruolo nel quale può giocare anche Zapata) Abate e De Sciglio sono intoccabili, mentre a sinistra, in attesa d’una nuova collocazione per Vilà, Antonini resta il titolare, con Emanuelson e Constant – Allegri lo vede più che bene in quella posizione, già provata, seppur con poco successo, dall’ex genoano – a fare da sue alternative.

E veniamo al centrocampo. Allegri non impazzisce per Ambrosini nel ruolo di centromediano, un pò per motivi tecnici e molto per questioni d’età (essendo un ’77). E se Diarra, ad oggi, resta più una chimera che una corsia realmente percorribile, Allegri riflette sulla possibilità di impiegare in quel ruolo, in attesa del ritorno di Muntari, l’altro nuovo arrivo Montolivo. L’azzurro certo non s’è espresso al meglio nelle ultime stagioni nel ruolo di centrale, ma la paura reale che attanaglia Allegri è che serva davvero, a centrocampo, quel tasso tecnico e quella facilità d’impostazione che non si vede dai tempi del miglior Pirlo, ripudiato dal mister, e che ora tanto verrebbe utile alla causa rossonera. Inamovibile Nocerino dal ruolo di mezzala (preferibilmente sinistra, ma il nuovo numero otto non ha problemi neanche a destra), è più che concreta l’idea di poter adoperare come interno di sinistra proprio l’uomo per cui Galliani lavora alacremente, proprio in queste ore, a colloquio con la dirigenza madridista: Ricardo Kakà.

Il cui impiego da mezzala è tutt’altro che banale. Per motivi tenico-tattici, difatti, il tecnico toscano non vuole mai provarsi d’almeno uno, degli interni, tendenzialmente bravo coi piedi e capace di mandare in porta i compagni. E Kakà, da questo punto di vista, sembra l’erede designato di uno dei fidi scudieri di mister Allegri, quel Clarence Seedorf che similmente, ad un certo punto della sua carriera, arretrò leggermente il suo raggio d’azione per poter esser più utile alla causa che perorava. Va anche detto che il brasiliano, in condizione fisiche non opinabili, è oggettivamente stato sempre un gran faticatore del centrocampo, e che potrebbe peraltro naturalmente sopperire alle eventuali assenze del nuovo numero 10, quel Prince Boateng che ha già dichiarato, in questa stagione, di voler (e dover) avanzare maggiormente in zona gol. Il motivo è presto detto: Pato e Cassano (o Robinho), davanti, non danno e non daranno mai alcun punto di riferimento, ed in queste circostanze il ghanese si ritroverebbe a ricoprire il famigerato ruolo di centravanti mascherato che ultimamente va tanto di moda.

E chiudiamo con l’attacco. Arrivato Zapata (extracomunitario), s’è definitivamente persa la rotta che portava a Dzeko o, in alternativa, Tevez. Ecco perché Kakà, in caso anche di eventuale partenza di Cassano – palesemente proposto anche alla Roma, e voglioso di abbandonare – sarebbe proprio il brasiliano a ritornare al ruolo che ha avuto negli ultimi anni, ovvero quello della seconda punta. Ecco perché il Milan non molla la pista Matri, che Allegri chiede a gran voce, ed intanto ha già discusso con il Villareal in disarmo l’affare Giuseppe Rossi.

Sarebbe proprio l’italo-americano l’erede designato di Cassano, o il compendio al ragazzo di Bari vecchia e Pato: l’infortunio lo terrà fuori sì fino a gennaio 2013, ma fino a quel punto della stagione il reparto attaccanti potrebbe bastare, vista anche l’enorme voglia e tenacia del giovane El Shaarawy. Il Milan ha già offerto agli spagnoli 6 milioni di euro; la dirigenza del sottomarino ne chiede almeno 10: si può chiudere a metà, ed a quel punto con Kakà e Giuseppe Rossi entrambi presi a prezzi da saldo, la strategia Galliani-Allegri sarebbe giunta in dirittura d’arrivo.

Poi solo il campo potrà dire se il ridimensionamento generale di casa Milan avrà maggiormente il sapore della smobilitazione tecnica o della rivoluzione generazionale.

di Alfredo De Vuono

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