Canale Milan
di Danilo Vitrò
Il parere contrario di un calciatore, nel non voler abbandonare il proprio club di appartenenza durante una trattativa di mercato, conta eccome, appare quasi come una sentenza definitiva. La dimostrazione l’ha data recentemente Mesbah: “Ringrazio tutte le squadre che si sono interessate a me fino ad oggi ma la mia decisione definitiva è quella di rimanere al Milan dove mi trovo molto bene e avrò la possibilità di giocarmi le mie chances per un posto da titolare”. Sono bastate le sue parole, le sue intenzioni, chiare e decise, sufficienti per far saltare le trattative con Marsiglia, Malaga e Torino. Colui che dal ritiro pre-olimpico sta lanciando messaggi strappalacrime con tanto di foto allegata non ha fatto niente di tutto questo per rimanere al Milan, non hai mai esternato con forza la sua contrarietà all’operazione. Eppure bastava poco. Era così semplice. Bastava dire: “Io rimango!” Da un capitano, da colui che voleva fare la storia del Milan, da colui che voleva essere l’erede di Maldini e di Baresi ci si aspettava questo e molto di più, come ad esempio ridursi lo stipendio (già abbondante) invece di giocare a rialzo con gli sceicchi.
Le scuse non servono, ormai la frittata è fatta, da mesi lui e il suo procuratore erano stati attratti dalla moneta sonante proveniente da Parigi, tant’è che il primo tira e molla di quel periodo, tra Milan e Paris Saint Germain, era stato fatto con l’intento di mettere alle strette la società per un ulteriore aumento. Non è una questione di paragonare il valore economico di Mesbah con quello di Thiago Silva, evidentemente abissale, ma è il gesto quello che conta, bastava imporsi con forza per far saltare tutto. Le parole del brasiliano sono state le seguenti: “La decisione non è stata solo mia ma anche della società”, quindi si evince che c’era anche la volontà sua di andarsene e di non voler fare nulla per rimanere, condizionando così la società a cederlo. Autogol. Un vero capitano nei momenti in cui la nave sta affondando, rimane a bordo fino alla fine, contro tutto e tutti, a testa alta, con sacrificio e con orgoglio, nel tentativo poi di ricostruire tutto da capo. La volontà di rimanere, nell’ambito calcistico, è sinonimo di fedeltà assoluta, quella sì che per un capitano, era la vera dimostrazione di attaccamento alla maglia. Un esempio recente di attaccamento alla maglia? Daniele De Rossi scelse di rimanere alla Roma nonostante l’offerta faraonica fatta degli sceicchi del Manchester City (30 milioni di euro), nemmeno le lusinghe di Sir Alex Ferguson allo United lo convinsero a partire, non per niente a Roma lo chiamano capitan futuro. Sarebbe bastato dire: “Io rimango!” Per far saltare tutto. Morale della favola? La volontà di un calciatore, aldilà di quanto può valere sul mercato, aldilà che sia più o meno talentuoso è la vera dimostrazione di attaccamento alla maglia, più di qualsiasi offerta economica. La fascia di capitano, l’orgoglio di poterla indossare, vale più dei soldi.
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Io Rimango! La volontà del calciatore conta eccome…