La Juve dimostra che per vincere bisogna essere cinici. Benvengano i complimenti, ma ci vuole concretezza e cattiveria sotto porta

08 Mar 2014 18:00
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MILAN-JUVENTUS, IL MIGLIORE IN CAMPO

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05.03.2014 00:00 di Giulia Polloli

Concretezza. Dopo aver parlato di serenitĆ , di spirito di squadra, di tornare a giocare imponendosi sull’avversario, ora quello che manca al Milan, a questo Milan, ĆØ di veder realizzati gli sforzi profusi in campo con un gol. Contro l’Atletico, contro la Juventus, il Milan di Seedorf ha dimostrato di poter tenere testa a qualsiasi avversario almeno sul piano del gioco. Poi si perde, smarrito, di fronte ai pali avversari. Non ĆØ bastato Pazzini, orfano di una spalla con cui duettare, non ĆØ bastato Taarabt con il suo talento nel saltare l’uomo e la cattiveria agonistica di chi ancora vuole dimostrare di essere adeguato per il progetto del Milan del futuro, non ĆØ stato sufficiente Poli, vera spina nel fianco sia della difesa bianconera che di quella dell’Atletico. Il Milan crea gioco ma non riesce a tramutarlo in vittoria. Non bastano i complimenti da parte degli avversari, per fare il salto di qualitĆ  ci vogliono le vittorie che andrebbero a consolidare il lavoro fatto fino ad ora. Parole scontate, le mie, ma non potendo far altro che raccontare le sensazioni che ancora scaturiscono dai ricordi delle recenti partite, aumentano i rimpianti per l’arrivo tardivo di Seedorf e per le difficoltĆ  oggettive che si trova ad affrontare il neo-allenatore, scaraventato su una panchina in corsa, in una stagione ormai segnata dal ritardo in classifica dovuto ad una partenza scellerata e dalla mancanza di idee sulla gestione del capitale, non solo umano, a disposizione. Rimpianti, sƬ, perchĆ© Seedorf il Milan l’ha cambiato. Rimpianti, perchĆ© il gol di Tevez non fa altro che aumentare la delusione per il mancato approdo dell’Apache a Milanello. Si erano ventilate difficoltĆ  di ordine economico, ma poi il Milan ha acquisito Matri con un esborso ancora maggiore. Evidentemente qualcosa mi sfugge in questa scelta, ma i dati parlano chiaro. Tevez trascina la Juventus verso il terzo scudetto consecutivo, mentre Matri viene ā€œposteggiatoā€ in prestito alla Fiorentina. Lasciando il Milan orfano di interpreti per il reparto avanzato, con i soli Balotelli e Pazzini costretti al turnover non solo dall’idea tattica del nuovo tecnico, ma anche dalla carenza di alternative valide. Petagna, per stessa ammissione di Seedorf, deve ancora crescere, Robinho ĆØ in preda ad una crisi esistenziale: se prima, almeno, il brasiliano falliva sotto porta, ma si rendeva artefice di giocate degne della sufficienza, adesso la sua presenza in campo ĆØ da puro spettatore. Non incide, non crea e sbaglia.

Il vantaggio di Llorente, invece, sottolinea lo stato disarmante in cui versa il reparto difensivo rossonero. RamƬ ĆØ di certo la pedina più luminosa, anche se in occasione del gol la sua marcatura non ĆØ stata per nulla adeguata. Abate ed Emanuelson sono stati protagonisti di incredibili sgroppate sulla fascia, ma in fase di finalizzazione, i loro cross alla ricerca dell’unico ariete in area, non hanno prodotto risultati esaltanti. Abbiati si ĆØ reso protagonista di un intervento degno del miglior Garella, allontanando per un breve lasso di tempo la marcatura juventina, ma ĆØ sempre meno sicuro in fase di uscita. Le note positive sono arrivate a centrocampo, dove Pirlo e Pogba sono stati resi innocui. Merito di Poli, che diventa quasi asfissiante nei confronti di Pirlo e di Montolivo e De Jong che anticipano le manovre bianconere.

Ora il Milan ĆØ chiamato a migliorarsi, per farlo deve diventare cinico. La partita di Udine ĆØ un buon banco di prova per gli uomini di Seedorf che uscirono sconfitti dalla gara di Tim Cup contro l’undici di Guidolin, ora in ritiro anticipato proprio per presentarsi concentrati contro i rossoneri. La ricerca di concretezza deve partire da qui, perchĆ© settimana prossima il Milan sfida l’Atletico, con lo svantaggio del risultato dell’andata e con l’aggravante di dover fare gol a tutti i costi, in uno stadio caldo che regala poco all’improvvisazione.

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