Prima della sosta sembrava che il Milan fosse in ripresa. Il Milan aveva trovato una sua, modesta, dimensione giocando con il 4-2-3-1 con i piccoletti El Shaarawy, Emanuelson e Bojan davanti che quando c’era un po’ di spazio davano sempre l’impressione di poter far male. E anche Montolivo sembrava più a suo agio in mezzo invece che spostato mezz’ala. C’erano comunque problemi, ma dopo le tante difficoltà dell’inizio era doveroso insistere su una cosa riuscita bene, almeno in parte, con la speranza che anche altri giocatori avrebbero dato il loro apporto assimilato il nuovo modo di giocare.
Invece no. Il comandante Allegri ha deciso che era meglio ritornare al modulo dello scorso anno. Fuori i piccoletti (dentro il Faraone, ma in una posizione diversa), fuori il miglior terzino rossonero e dentro giocatori ombre di quelli dello scorso campionato e altri che l’anno passato non c’erano ma che sono troppo modesti per poter fare le veci di quelli che c’erano. Risultato: attacco che non vede palla, centrocampo che non imposta e non fa filtro e difesa che si fa infilare tre volte.
Tutto è perduto nella partita e allora tanto vale riprovare con il 4-2-3-1 e fu così che Emanuelson a destra ed El Shaarawy a sinistra quasi ribaltano la situazione. Probabilmente c’è anche la collaborazione di una rilassata Lazio, ma la verità è che è il Milan ad aver regalato ai biancocelesti un’ora di gioco. E’ sembrato addirittura facile per il Milan tanto che Allegri giudica che così non va bene e cambia: Emanuelson in difesa, Yepes in area avversaria insieme a Pazzini e Pato, ma senza nessuna possibilità di fargli arrivare la palla se non con inutili lanci lunghi.
Quinta sconfitta su otto gare in campionato. Bisogna ritornare al tempo dei Faraoni (quelli d’Egitto) per trovare di peggio. La situazione al Milan è già difficile per poterla complicare con delle convinzioni che portano solo danni, quando invece Allegri dovrebbe cercare di insistere su quelle poche cose buone viste fin ora.
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