Le trappole di Barcellona

08 Mar 2013 20:45
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Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: “Soianito”, “La vita è una” con Martina Colombari, “Sembra facile” con Ugo Conti.

08.03.2013 00:00 di Luca Serafini Twitter: @lucaserafini4  articolo letto 1936 volte

© foto di Pietro Mazzara

Sulla strada verso la Spagna, verso la Champions, la prima insidia è a Marassi. Visto il battage esterno dato al ritorno degli ottavi contro il Barcellona, il rischio è aver messo mentalmente in naftalina la tappa di Genova. Si tratta di un’insidia virtuale, visti i toni e i contenuti della conferenza stampa di Massimiliano Allegri ieri: la squadra è distante dalle suggestioni dei tifosi e dei media, anche se ciascuno di loro – nelle interviste più recenti – non ha nascosto di avere sempre un pensiero rivolto al Camp Nou. Attenzione al Genoa: in casa ha rialzato la testa, ha battuto Lazio e Udinese con merito, ha conquistato 8 punti in 4 partite prima dell’Olimpico, con Ballardini ha guadagnato in autostima e risultati. Persino a Roma nel posticipo di domenica sera, dove pure è uscito largamente sconfitto, ha giocato alla pari e pure meglio dei giallorossi per almeno un’ora.
Ripartiti idealmente dalla Liguria giù verso la Catalogna, bisognerà cominciare a ripensare all’andata. Il 2-0 è un ottimo punteggio, nessuno in casa rossonera poteva pensare di andarci in condizioni migliori. Un anno fa però la banda di Allegri andò a Londra dopo un 4-0 all’Arsenal a San Siro e si trovò affannato, smarrito, confuso a difendere un 3-0 per i Gunners, qualificandosi – alla fine – con grande fatica. Il primo errore da non commettere è pensare che rimanga comunque difficile anche ai più forti del mondo, battere il Milan con 3 gol di scarto. Tanto per cominciare, lo scarto sono soltanto 2 gol perché l’obiettivo primo dei blaugrana sarà quello di pareggiare i conti dell’andata e ripartire da lì. La seconda trappola di conseguenza è quella di sottovalutare il Barcellona, causa il suo momento terribile in cui ha rimediato sconfitte a destra e sinistra. La lontananza di Vilanova in una fase critica come questa è pesante, è ovvio. La gestione quotidiana del gruppo è una cosa, la panchina (vedi Carrera e Alessio) in assenza del capo, un’altra.
La terza trappola è l’atteggiamento da tenere: difesa a oltranza o caccia al gol? L’equilibrio, parola inflazionata all’inverosimile nella conferenza di Allegri ieri, è fondamentale. Sottintende il giusto mix, sottintende la capacità di non perdere il controllo, mantenendo i nervi saldi. Questo punto è strettamente legato alla trappola più insidiosa nell’immaginario di molti tifosi e forse anche di qualche reduce: l’arbitraggio. Il Milan deve dimenticare quello che è successo un anno fa. Nel caso, non deve commettere l’errore del Manchester contro il Real Madrid. Una grande squadra, appunto, mantiene il controllo, i nervi saldi, la determinazione e l’autostima. Non crolla (nervosamente, psicologicamente, tatticamente) in 10′ come è accaduto ai fanciulli di Ferguson. E non è nemmeno corretto, a nostro modo di vedere, partire prevenuti dando per scontato che l’arbitraggio sarà favorevole al Barça.
Quanto all’atteggiamento dei media, la “remuntada” sbandierata in tutta Italia prima ancora che in Spagna, da una parte è normalissimo che Iniesta, Messi e compagni lancino proclami, dicano di crederci, carichino l’ambiente (cosa mai dovrebbero dire, che si arrendono prima di giocare il rtorno?). Lo fece anche Wenger un anno fa, lo farebbero i milanisti a parti invertite. Un po’ meno normale è darne così ampio risalto sulla stampa nazionale, ma non è il caso di fare i permalosi. I conti si fanno alla fine. Lo sport più praticato da noi è sminuire o esaltarci a seconda dell’orto: anche alla Juve è toccata la stessa sorte, perché se qualcuno ne esalta (giustamente) la lunga serie di partite positive in Europa, vittorie consecutive, inviolabilità della porta eccetera, qualcuno altro minimizza la forza degli avversari, ultimo il Celtic, e questa è un’insopportabile incapacità di giudizio. Non si tratta quindi di storture per le quali il Milan ha l’esclusiva.
Allegri esorcizza la tensione ripetendo: “Può finire in qualsiasi modo”. No. Deve finire in un modo solo. Evitando le molte trappole che attendono il Milan sul percorso verso il Camp Nou.

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