Canale Milan
di Riccardo Zavagno
L’aria che si respira a Milanello nel primo giorno di questa stagione è perfettamente riassunta in questa frase:” Non sono pessimista, sono realista”. Parole e musica di Adriano Galliani. Ebbene si, bisogna attenersi alla realtà e lasciare riposti nel cassetto i sogni dei grandi nomi, almeno ancora per un po’. E quindi la realtà vuole che nella prima conferenza stampa sono presenti, oltre a Galliani, solo Allegri ed Ambrosini ribattezzato per l’occasione “l’ultimo dei Mohicani”. Un anno fa erano presenti alla conferenza anche gli acquisti Mexes, Taiwo, El Shaarawi e Paloschi, quest’anno invece Constant, Traorè ed Acerbi sono fuori a firmare autografi. Anni fa c’erano elicotteri, palloni d’oro, presentazione della squadra a teatro e colpi dell’ultimo minuto esposti come trofei sul balcone della società, vedi Nesta. Oggi il portafoglio rimane chiuso come le porte del balcone in Via Turati e le pale degli elicotteri rimangono ferme, forse quelle dei tifosi meno e non si parla ovviamente di elicotteri. Il presidente Berlusconi non si è manifestato, neanche una promessa sul tavolino in stile Ronaldinho e della figlia Barabara, l’anno scorso presente e carica di buone speranze, neanche l’ombra.
La realtà è questa, semplice e lampante sotto gli occhi di tutti oramai da tempo. Il Milan con il congedo al blocco dell’ultima Champions targata Atene 2007 – Ambrosini escluso -, affronterà questa stagione come l’Anno Zero. E per Milan, come ha sottolineato l’Amministratore Delegato, si intende la somma dei fattori società, allenatore che rappresenta anche lo staff tecnico e sanitario ed i giocatori. Galliani ci tiene a soffermarsi principalmente su due punti. In tema di calciomercato, rassicurando giornalisti e tifosi che “ nel mercato tutto è possibile … due anni fa sono arrivati Ibrahimović e Robinho che non li aspettava nessuno, come Nocerino lo scorso agosto … per il momento le cose sono così sia in entrata che in uscita, le certezze ve le dirò il 31 agosto alle 19.01”. E quando ha richiamato senza mezzi termini gli errori commessi nel finale dello scorso campionato, che hanno decretato il regalo dello scudetto ed il fallito passaggio dei quarti in Champions League e della semifinale in Coppa Italia. Errori dettati da una programmazione sbagliata dei carichi di lavoro che hanno portato ad un crescente numero degli infortunati “non fisiologici” da febbraio in poi, da scelte tecniche discutibili e da una gestione non sempre corretta dello spogliatoio. Ed anche questa è la realtà.
Anche Ambrosini ritorna sul finale di stagione aggiungendo un’altra realtà derivante dalla mancanza di fortuna in determinate situazioni quando “gli episodi non si sono incastrati come dovevano” ritornando sul gol non visto di Muntari e sulla possibilità di potersi giocare il passaggio del turno con il Barcellona che non stava affrontando il suo periodo migliore.
Infine Allegri che dal canto suo forse è quello più sotto pressione, nonostante abbia vinto uno scudetto al primo tentativo ed una Supercoppa Italiana. Si fa carico della sua parte di responsabilità quando la squadra ha perso 8 punti nelle ultime 8 partite (sottolineando però con Galliani di aver totalizzato più punti di tutti in due anni) e sa che si ritrova ad affrontare l’impegno forse più grande da quando siede sulla panchina rossonera. Deve incominciare il suo terzo anno con addosso i malumori del recente passato e con un gruppo nuovo da formare ed amalgamare, rivedendo moduli e scelte tattiche su cui deve togliersi dubbi e paure sin da subito per evitare di perdere la fiducia dei giocatori. Emanuelson, Flamini, El Shaarawi ed ovviamente i nuovi arrivi sono avvisati.
La realtà è questa ed è lo specchio dell’andamento del nostro Paese, come ha aggiunto Galliani, dove la mutabilità dimezza i fatturati e l’economia praticamente azzerata rallenta il flusso di denaro e frena gli stimoli dei grandi giocatori (top player, ndr) ad approdare in Italia come nel passato.
La conferma che siamo in un’era che ha avuto i suoi inizi nel luglio 2009 e la potremmo chiamare “post Kakà”.
L’ultima realtà di questo primo giorno è quella più scontata, ma senza dubbio quella più bella senza la quale tutto questo non esisterebbe. La presenza dei tifosi, della gente comune bambini, ragazzi e ragazze fuori dal centro sportivo in attesa, sotto il sole, di vedere i propri eroi e di strappare anche solo un sorriso, una foto, un autografo. Perché nonostante tutto per molti la passione e l’amore per i colori della propria squadra del cuore va aldilà dei soldi e della presenza dei top player. Si fanno trasportare dalla grinta e dalla convinzione che sprigionano gli occhi di Ambrosini quando sottolinea l’importanza, l’ambizione e l’onore di essere capitano del Milan con chiari riferimenti a chi verrà dopo di lui, e sapere che Acerbi in stile Gattuso ed Inzaghi la notte prima del ritiro l’ha passata già a Milanello.
Insomma se uno vuole veramente bene alla propria morosa, stravede per Lei anche quando veste semplice con una maglietta, jeans e sneakers senza per forza essere tirata a festa con il vestito da sera e la scarpa col tacco. Anche questa è la realtà.
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Post Originale:
Le verità del Milan 2012/2013