L’EDDIEtoriale: Boateng il “ghetto supastar” (that is what you are)

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Il principe ghanese è un cittadino del mondo molto particolare

Se googolate “Boateng” verrà fuori come primo risultato l’immancabile scheda tecnica di Wikipedia, l’enciclopedia on line gratuita alla quale tutti noi possiamo contribuire modificando quanto già esistente o inserendo riferimenti nuovi. Negli scorsi giorni ho aggiornato alcune pagine dedicate ai nostri ragazzi ed ho notato un piccolo ma importante particolare che la dice lunga sul Boa: dove c’è la data di nascita e la nazionalità si parla di Berlino ovest (essendo un ’87 il Muro non era ancora stato abbattuto) ma soprattutto di tedesco naturalizzato ghanese. Il che è “tecnicamente” vero dato che Kevin ha la madre tedesca,ma il padre nonchè il suo aspetto richiamano palesemente la nazione del centro Africa, insomma di teutonico non ha un bel nulla!

D’altra parte è cresciuto nel quartiere di Weeding, uno di quelli famosi per la forte presenza di immigrati, dove biondi con gli occhi azzurri non se ne vedono molti, se non come forestieri intenti a cercare lo spacciatore di fiducia! A questo proposito il Boa ha sempre ricordato orgogliosamente (alla Ibra o alla Cassano) le sue umili origini, senza vergognarsi di alcune amicizie scomode, nonchè di un certo fare (passato) da gangsta, tipico di certi hood americani:

“Mi chiamano Ghetto Kid perché vengo da un quartiere di Berlino che i tedeschi considerano un ghetto. Ghetto è magari troppo, non so neanche a cosa assomigli. Non è come le favelas brasiliane, ma è un quartiere difficile. Vengo da lì ma ne sono uscito. C’era molta criminalità, spacciatori che vendevano droga, ho visto davanti a me che sparavano a un tipo. Ma non ho avuto un’infanzia infelice anche se a volte il frigo in casa era vuoto. In quei casi andavo a mangiare dai miei amici. In molti, quando vivono nel bisogno, diventano aggressivi perché pensano di non meritare la realtà che vivono. Ho tanti amici che sono finiti in prigione o sono stati accoltellati. Il miglior esempio è quello di mio fratello più grande che poteva diventare calciatore e che ha sprecato tutto. E’ stata la mia fortuna perché così ho trasformato il mio rancore in qualcosa di positivo e ne sono fiero. Spero di diventare un eroe per la gente che vive ancora lì”

Dovendo scegliere una città d’Italia non stupisce sia finito a Milano, l’equivalente di Londra o Parigi in quanto a meltin pot. Capisco bene come abbia trovato facile venire qui nel capoluogo lombardo dato che a me capitò la stessa cosa ed anch’io ho vissuto in tanti lidi, con un’identità molto forte per il mio paese di origine, ma anche un’approccio meticcio alle cose, dato che conosciute sin dall’infanzia tramite decine di realtà geografiche e sociali diverse tra loro. Sarà per questo che sia io che Prince parliamo tante lingue, nel caso del Boa cinque: inglese, tedesco, turco,arabo,francese ed italiano. Stupisce ancor meno un uomo del genere si sia trovato così bene, apprezzato perfino dai tifosi rivali. Un affetto a 360 gradi, piace alle donne ma anche i loro compagni, un’empatia naturale che non lo infastidisce, anzi, intervistato in merito dalla rivista francese “So Foot” dice:

“La gente qui mi ama, quando vado a prendermi un take-away ci metto un’ora, ma non potrei mai mandare qualcuno al mio posto. Penso che la gente mi apprezzi perché sono come proprio come mi vorrebbero, possono entrare in contatto con me, parlarmi. A volte è stressante, ma mi piace”

Ma lui è doppiamente fortunato perchè oltre ad essere amato può fare ciò che ama, non un lavoro per tirare avanti, ma un lavoro che garantisce soldi, popolarità, donne e dove l’unica preoccupazione è svolgere a meglio quei 90 maledetti minuti ,non certo arrivare a fine mese. Dice quindi:

“Non sono mica un animale. Uno stadio è un posto particolare, la gente si aspetta che dia l’anima per vincere. E’ da impazzire e alla fine ti senti come un gladiatore. Agli inizi, in allenamento facevo un sacco di tackle, anche alle superstar, sempre però rispettando il giocatore, e nessuno mi diceva niente. Qui quando ne fai uno la gente esulta come se fosse un goal”

La polemica sugli infortuni che sarebbero causati dal troppo sesso con la Satta non lo sfiora nemmeno:

“Tutti i giocatori dovrebbero essere infortunati”

Ed i rapporti di famiglia li gestisce con sobrietà, senza clamori, nonostante l’assenza per gran parte della sua vita del padre e la nota rottura (decise all’ultimo di andare ai Mondiali con il Ghana) con la nazionale tedesca che causò molte polemiche proprio con suo fratello (Jerome):

Lui (il padre) non c’era quando invece avrei avuto bisogno di lui almeno per dirmi cosa dovevo o non dovevo fare;      Con Jerome i parliamo tutti i giorni, siamo buoni amici, anche se c’è una certa distanza visto che non ci siamo svegliati insieme tutte le mattine quando eravamo bambini. Abbiamo mentalità diverse perché siamo cresciuti in ambienti diversi”

Chiosa per l’ambiente di Milanello dove ormai è un vero principe, i compagni lo adorano e sanno quanto sia fondamentale in campo. Ma lui, tra tutti, ha scelto di dedicare un pensiero a Rino (Gattuso) e Zlatan (Ibra), con i quali ha un’affinità caratteriale speciale, che ha consentito loro di entrare in confidenza :

Rino ha un modo di essere incredibile, lo ammiro perché quando si alza al mattino ha voglia di giocare, correre, scontrarsi con qualcuno e mi chiedo da dove tragga tutta questa energia. Ibra è lo stesso, è talmente forte che potrebbe anche fumarsi una sigaretta prima di fare gol” (!!!)

Quest’intervista conferma quanto Boa sia importante, perchè sarà anche solo un mediano, ma le grandi squadre hanno bisogno dei mediani, specialmente quelli che riescono ad essere uomini squadra anche fuori , non solo in campo. Peccato solo il suo ritorno in campo sia stato così tardivo, il rimpianto per il campionato prossimo al tricolore bianconero diventa insopportabile. Per fortuna la rabbia accumulata potrà esser sfogata questa domenica nel derby, c’è una consolazione da prenderci, almeno questa, battere quei piangina di merda col nostro Kevin ancora una volta unico vero “principe” di Milano (all’andata,quell’altro,gli rubò le scene..)

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