Quattordici mesi e spiccioli fa, la nostra redazione si accorse, per prima, della misteriosa sparizione, a poche settimane dalla affermazione di incedibilità di Thiago Silva, della sparizione dell’immagine del brasiliano dalla home page dello store rossonero. La notizia si sparse a macchia d’olio, in via Turati si corse ai ripari, Thiago Silva riapparve, e partì l’operazione-scherno: “Thiago Silva non è mai sparito, il caldo alle volte può dare alla testa”, fu la risposta, da canali ufficiali. Incassammo, con il silenzio di chi vuol stare a vedere. Il tempo fu galantuomo. Come è poi andata, lo ricordano tutti.
Nel tardo pomeriggio di oggi, a pochi minuti dalla pubblicazione sul sito ufficiale rossonero della lista Uefa per gli impegni del girone di Champions, il nostro Leonardo Pippa si accorgeva di un errore nella compilazione: in parole povere, El Shaarawy era stato inserito nella lista A pur essendoci la possibilità di inserirlo nella B (la cosiddetta “lista giovani”), liberando di fatto un posto nella A, in virtù della sua giovane età (classe ’92) e della sua militanza in rossonero per due stagioni di seguito. Una piccola amnesia su un cavillo Uefa, poteva starci. Canale Milan è stato il primo sito (diffidate da maldestre autoattribuzioni) ad accorgersi dell’equivoco. Del resto, come dimostrano precedenti articoli, il nostro redattore si stava occupando da settimane della questione “El Shaarawy in lista B”, e non gli è stato difficile accorgersi dell’anomalia.
Questa volta, nessuno scherno, se non la perplessità del popolo dei tifosi a mezzo social, dove nel frattempo tornava a funzionare la macchia d’olio: “é una balla, non può essere, non lo scrive nessuno, se non Canale Milan”. Era dato il caso che non lo scrivesse nessuno se non Canale Milan perchè non se ne era accorto nessuno, se non Canale Milan. Un sito che è possibile trovare sotto la voce “giornalismo”, e non sotto la voce “compiacenza”, qualunque sia il tenore delle molteplici voci che rappresentano questo giornale. Anche quando fa male, anche quando è dura esser duri.
Il Milan, attraverso la signorilità che contraddistigue e che deve sempre contraddistinguere questi colori, ha ammesso l’errore. Umberto Gandini, con la grandezza umana che i colori rosso e nero meritano, riconosce lo sbaglio. E’ anche così che si inizia a tornare alla grandezza che all’ AC di Milano appartiene da centoquattordici anni.
