L’ora della rivincita

22.02.2013 18:00 di Emiliano Cuppone Twitter: @ECuppone  articolo letto 347 volte

© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Il derby è alle porte, la partita più sentita (anche se le sfide europee se la giocano alla grande, come dimostrato dagli 80mila indiavolati dell’altra sera), quella che proprio non si può perdere, la sfida che può regalare settimane di sfottò perpetrati o subiti a seconda del risultato.
Milano si prepara al derby, lo fa con umori diversi, le facce sorridenti e fiduciose dei rossoneri ancora ebri dell’euforia in salsa blaugrana, confortati da un momento a dir poco positivo, e quelle imbronciate ed orgogliose dei nerazzurri rinfrancati dalla bella vittoria europea, convinti di poter fare lo sgambetto più bello ai cugini.
La stracittadina è sempre una partita a sé stante, solitamente la settimana viene vissuta con attesa spasmodica, ma questa volta ci si sono messi di mezzo gli impegni di coppa, e che impegni per un diavolo che ancora deve realizzare l’importanza dell’impresa di mercoledì sera. Adesso però è il momento di pensare alla sfida con i ragazzi di Stramaccioni, che risulta ancor più importante per molteplici motivi che vanno al di là della rivalità naturale.
In primis la classifica, ci giochiamo il terzo posto con i cugini (anche se in molti sono convinti nel ribadire di non averne, per praticità continuiamo a chiamarli così), vincendo domenica sera si potrebbe mettere una distanza di sicurezza fra Noi e loro (le maiuscole non sono utilizzate a caso), provando a sfruttare magari un ulteriore passo falso della Lazio di Petkovic.
Se ciò non bastasse, per molti è ancora fresca la ferita lasciata dal derby d’andata, una sfida persa immeritatamente, fra gol annullati, espulsioni negate e rigori non visti, la partita fu a senso unico, eppure il diavolo ne uscì sconfitto. I tifosi rossoneri non hanno ancora dimenticato quella corsa sotto la curva di Andrea Stramaccioni (novello Mourinho o scimmiottatura di un portoghese esagitato che dir si voglia), vorrebbero provare a restituire il “favore” e prendersi la più meritata fra le rivincite.
Per tutti questi motivi, come se già il fatto di giocare un derby non fosse sufficiente, è arrivato il momento di mettere da parte l’impresa di Champions (non dimenticarla perché è sempre un piacere pensarci, ma accantonarla sino al 12 marzo magari), di tornare concentrati sull’obiettivo principale, sul terzo posto, sulla sfida a Cassano (non lo annoveriamo fra le motivazioni perché sin dall’inizio ci è risultato indifferente, lo nominiamo semplicemente perché in assenza di Milito sembra lui il giocatore più rappresentativo) e compagni. E’ il momento di ricompattarsi, mettere da parte l’euforia e tenere gli occhi puntati su questa sfida ad un Inter che appare sempre più un animale ferito, e per questo ancora più pericoloso.
Ci presentiamo al derby da favoriti (il che per alcuni non è ben’augurante), ma dovremo giocare con l’umiltà che abbiamo mostrato sino ad oggi, senza la spocchia di chi si sente arrivato, perché questo Milan è ancora all’inizio, non ha realizzato nulla, è in piena fase di costruzione di quella per molti aspetti potrebbe divenire un’impresa.
Ci avevano detto che con il Barcellona era impossibile, così come ci ripetevano che il terzo posto era solo un miraggio, abbiamo stretto i denti, mandato giù il boccone amaro e piegato il testone in una rincorsa ad obiettivi che ci sembravano inarrivabili. Non è questo il momento di cambiare atteggiamento, siamo al punto di non ritorno, al bivio in cui potremo dimostrare di essere tornati grandi o potremo ricadere nel baratro della mediocrità, siamo alla partita della verità: questo è il derby di Milano.

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