Marchetti: "Al Milan nessuno è sicuro. Sogliano, Paratici, Pradè e Inzaghi i nomi per il futuro"

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20.03.2014 09:00 di Matteo Bursi

Fonte: di Luca Marchetti per TMW

© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS

Tutte le attenzioni sono concentrate sul Milan e sul suo profondo momento di crisi. Per questo va fatta un’analisi approfondita, spero abbiate voglia (e pazienza) di arrivare fino in fondo.
In discussione ci sono tutti: momento di riflessione. Una riflessione che coinvolge a 360 gradi tutto il Milan: da Berlusconi, passando per Barbara e Galliani fino anche a Seedorf i cui risultati finora non hanno certamente convinto. Ogni allenatore è legato ai risultati, anche chi è investito dalla presidenza e ha la possibilità di godere di molti bonus. Ma i bonus non sono infiniti e soprattutto non è detto che sia stata una buona idea iniziare a campionato compromesso in una situazione potenzialmente esplosiva. Non è chiaramente colpa di Seedorf, questa situazione. O per lo meno non solo sua. Come non era solo di Allegri. E’ per questo che al Milan si continua a parlare e ragionare, a tutti i livelli. È per questo che le prossime due partite (unite ai risultati precedentemente ottenuti) possono segnare il futuro di Seedorf. E i nomi di Inzaghi (in tandem con Tassotti, che se invece dovesse continuare Seedorf potrebbe lasciare il Milan) e Donadoni cominciano sommessamente a girare come possibili idee per il futuro. Strategie, opinioni non sempre condivise.
Il Milan comunque vada con Seedorf, con Galliani e con Barbara, chiunque sia il direttore sportivo o generale deve ripartire. E guardando in giro per l’Europa i modelli (vincenti) da seguire non sono molti.
O si spende tanto, troppo come il Paris Saint Germain (senza tener conto del bilancio con dei rossi da paura). O si spende tanto (guardando anche al bilancio che però è costituito diversamente, negli entroiti) rispetto a quello del Milan, come il Bayern Monaco o il Barcellona.
Oppure si programma un forte investimento per ripartire, come ha fatto la Juventus. Dopo i due settimi posti nell’estate del primo scudetto la Juve ha messo sul mercato quasi 100milioni di euro, generando un bel segno meno. Un po’ più della metà l’anno successivo. 30 (con un segno più poi sul bilancio) in questa stagione. Un’escalation che ha permesso alla Juve di creare la base su cui poi operare gli innesti, anche a parametro zero (leggi Llorente, Pogba e Pirlo). Perché non sempre parametro zero significa mancanza di programmazione anzi.
Se utilizzi prevalentemente parametri zero, allora il tuo obiettivo non può che essere la vittoria immediata. E questo è stato l’obiettivo del Milan. Ma ora non basta più. E anche per seguire il piano Juve servono soldi per investimenti. I rossoneri invece, in questo momento, sono in fase di contrazione. Di monte ingaggi (passati dal 160 milioni di euro lordi di due anni fa ai 105 di oggi) e di spese nel mercato.
Il modello più perseguibile è quello del Borussia Dormund. Al posto dei soldi investiti nei cartellini dei giocatori c’è il tempo. Il tempo per preparare la strada. Tempo e competenza. Il Borussia nel 2006 era sull’orlo del fallimento. Nel 2008 ha ingaggiato Klopp e con lui ha avuto la pazienza di cercare giovani talenti in giro per il mondo, di crescerli di farli diventare campioni. Tre anni dopo è arrivata la prima vittoria del campionato, lo scorso anno la finale di Champions. Vende per comprare, investe i soldi per prendere nuovi giovani per poi rivenderli e rialimentare il processo. Sotto la guida di Klopp e con al competenza dei manager. Il concetto quindi è meno applausi all’arrivo all’aereoporto e alle conferenze stampa, meno clamore mediatico prima, ma risultati poi. I dati? Negli ultimi 3 anni il Borussia ha speso poco meno di 90 milioni di euro, sempre con un pareggio in bilancio “sportivo” (più o meno). Il monte ingaggi al lordo è di circa 80 milioni. Molti puntano ad essere così, in pochi, pochissimi ci riescono. Ma la strada, indipendentemente da chi ci sarà, non può che essere questa. Magari con le contaminazioni italiane che nelle difficoltà hanno sempre trovato guizzi decisivi.
In questo nel calcio italiano si sta verificando una sorta di ricambio generazionale. In molte delle squadre ai vertici del nostro calcio ci sono operatori di mercato 40enni. Paratici, Ausilio, Bigon, Macia, Tare, Sogliano, Petrachi… tanto per citare i più noti. Non necessariamente operano in completa autonomia, sicuramente con competenza. Vedremo cosa succederà in rossonero. Anche qui i nomi continuano a girare. Oltre alla candidatura di Sogliano tornano nel vortice due nomi che erano già usciti (accostati al Milan). Quello di Daniele Pradé (che a Firenze ancora non ha rinnovato il contratto) e quello di Fabio Paratici, che alla Juventus però è ancora legato e che difficilmente la Juventus lascerà andare.

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