– 18 febbraio 2013Posted in: News
L’ideatore di MilanLab intervistato dal The Guardian
Il Milan studiato oltremanica: l’ideatore di MilanLab, Jean-Pierre Meersseman, è stato intervistato dal The Guardian al quale ha confidato alcuni interessanti particolari su MilanLab e non solo.
“Maldini era considerato finito a 32 anni ed è andato avanti a giocare per altri nove anni. E ricordo che quando è arrivato Cafu qualcuno, non dirò chi, mi ha chiamato e ha detto che sapeva per certo che era finito. Ha giocato altri quattro anni ad altissimi livelli. Beckham è una delle persone più interessanti che io abbia mai incontrato. Quando è arrivato al Milan ha tenuto un profilo basso, ma era sempre molto rispettoso, sempre il primo arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andare via. Conosceva tutti per nome, anche le donne delle pulizie. Aveva una bella parola per tutti. Non si poteva non volergli bene. Quando Seedorf è venuto da me aveva dolori al pube da circa un anno e mezzo. Non poteva allenarsi normalmente. Il primo giorno che era al Milan gli ho fatto togliere il dente del giudizio: il dolore è scomparso immediatamente e questo l’ha aiutato a ricostruire la sua carriera. Quest’approccio non è accettato dalla medicina ma non me ne frega nulla. L’ho visto funzionare. Al Milan abbiamo fatto più di un milione di test. E i nostri matematici ed ingegneri hanno sviluppato una formula che ha alte probabilità di prevedere e gestire gli infortuni. Con Redondo abbiamo fatto tutti gli esami medici quando ha firmato, e sto parlando di dieci-dodici specialisti, dalla testa ai piedi. Era in condizioni perfette. E poi mentre era sul tapis roulant si è stirato un muscolo. Non ho mai sentito che fosse capitato a qualcun altro. Non è mai tornato veramente. Hanno fermato il progetto Milan Lab tre anni fa. È ancora applicato nel settore atletico ma non in quello medico. E abbiamo avuto più infortuni negli ultimi due anni che negli otto precedenti. Perché è stato fermato? Quando le cose vanno bene, a volte si crede di poter cominciare a tagliare alcune cose. Per esempio facevo mangiare carboidrati ai giocatori venti minuti prima della partita. In Italia questo significava spaghetti. Un cuoco entrava nello spogliatoio, era una seccatura ma funzionava. Poi l’hanno tagliato, hanno tagliato cui e là, e all’improvviso non funziona più. Oggi esamino i giocatori quando arrivano e quando vanno via. L’ultima firma quando un giocatore arriva al Milan è quella di Galliani. Quella prima è la mia. E quando vanno via è lo stesso, ma la decisione spesso viene presa in base a quello che emerge ai dati a nostra disposizione. Quante volte ho visto un giocatore andare via e giocare meglio? Non mi viene in mente nessuno, diversi hanno giocato peggio”.
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