Che Galliani e Braida preferiscano lavorare sottotraccia è cosa risaputa, ma mai come quest’anno il mercato del Milan è parso avvolto dalla nebbia più fitta. Criteri discutibili per molte delle operazioni in uscita, pressapochismo per quelle in entrata, e gli ultimi giorni d’agosto decisivi per salvare la faccia. Accantonati definitivamente i nomi di Yanga-Mbiwa, Diarra e Kakà, tre innesti di sicuro affidamento, ecco che la Premiata Ditta piazza l’uno-due che non ti aspetti, tesserando in poche ore il diciassettenne franco-senegalese M’Baye Niang e il redivivo Bojan Krkic, attaccante assai dotato lanciato dal Barcellona delle meraviglie del mago Pep; a proposito del primo si dice un gran bene (“Non abbiamo mai avuto un giocatore come lui” sentenziava qualche tempo fa Philippe Tranchant, coach del Caen Under-19), mentre per il secondo, che ha appena 22 anni, parlano chiaro gli innumerevoli trofei vinti, fra cui ben 3 campionati spagnoli, 2 Champions League e un campionato del mondo per club. Date tali premesse, il tifoso medio dovrebbe sentirsi in una botte di ferro, ma il pensiero che Niang venga pur sempre da una retrocessione in Ligue 2 e che un vincente come Bojan fosse finito a fare il sesto attaccante di Zeman lascia perlomeno l’amaro in bocca; molto più mirato pare l’acquisto last-minute dell’olandese De Jong, pedina fondamentale per quel centrocampo muscolare che ha rimpiazzato i piedi buoni di Pirlo, ma di cui stavamo gradualmente perdendo le tracce. Ideale controfigura del compianto Van Bommel, il neo-arrivato numero 34 si è già imposto all’attenzione del pubblico, sobbarcandosi le speranze di coloro che faticano tuttora a ritrovare una qualche logica nelle operazioni agostane di Galliani e soci. Certamente apprezzabile la volontà di ringiovanire la squadra, audaci le sperimentazioni tattiche (visto il conservatorismo di Allegri), addirittura encomiabile l’attaccamento alla maglia dimostrato da chi leader lo è diventato per necessità, ma a fronte degli ultimi acquisti la rosa pare comunque sbilanciata, non ci sono valide alternative per ogni reparto e soprattutto l’idea di ringiovanimento contrasta con l’inesperienza internazionale di alcuni interpreti e soprattutto col rincorrersi di certe voci che hanno accostato alla casacca rossonera il Palombo di turno. Non stupisce, allora, lo scetticismo con cui sono stati salutati i nuovi arrivi e ci si chiede se, al posto del promettente Niang (tanto per fare un esempio), non avrebbe fatto comodo un difensore in più, magari un centrale di difesa, non esattamente un Thiago Silva ma neppure uno di quei baby-fenomeni che a gennaio devono già cercarsi un’altra sistemazione. Recriminare, tuttavia, è inutile: quando lo scorso campionato volgeva al termine, Galliani già preannunciava un mercato al risparmio e, almeno in questo, non si può dire che abbia deluso le aspettative; i tifosi, dunque, comincino a prendere in simpatia il talentuoso Niang, fra i volti nuovi più interessanti dell’Under-21 francese, ma anche il rampante Bojan, più di 600 gol nelle giovanili del Barcellona e tanta voglia di riconfermarsi ad alti livelli. Il nuovo Milan, quello giovane ed in cerca di riscatto, deve ripartire anche da loro.
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