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Il pareggio nel derby, che ha il sapore amaro di una sconfitta per come è maturato, riapre la ferita sugli evidenti limiti di questo Milan. La vittoria con il Barcellona (molto simile per dinamica a quella interna con la Juventus in campionato) ci aveva consegnato una squadra finalmente impeccabile, perfetta nei movimenti e, soprattutto, nell’attenzione, cattiva nelle ripartenze, cinica e concentrata. Il pari con la squadra di Stramaccioni ci riconsegna il solito diavolo svagato che brilla per qualità nel primo tempo, produce palle gol a profusione, ma spreca tanto e poi inciampa nella solita disattenzione difensiva. Il gol di Schelotto è la sintesi dei limiti di una squadra che tanto ha da imparare sotto il profilo della tensione, della concentrazione, perché Nocerino pensa a dare indicazioni ad Abate invece di stringere su Nagatomo ed impedirgli un cross sul quale Zapata e Mexes si fanno trovare completamente fuori posizione.
E’ la condanna di una squadra inesperta e priva di campioni in mezzo all’area, perché Mexes e Zapata sono capaci di prestazioni monstre come contro il Barcellona, sono perfetti anche in campionato per 89 minuti, ma irrimediabilmente incappano in cali di concentrazione evidenti come in occasione del pareggio nerazzurro. E’ la differenza dall’avere Nesta e Thiago Silva in rosa, è il problema che affligge il Milan sin dall’inizio di questa stagione, quello che ci ha portato a raccogliere solo 5 punti in 7 partite contro le grandi (una vittoria con la Juventus, un pari con Inter e Napoli, quattro sconfitte con le romane, la Fiorentina e nel derby d’andata).
Ad Allegri l’arduo compito di provare a tenere alta la tensione nella linea difensiva, di riuscire a porre un rimedio ad un evidente carenza di affidabilità di un reparto che non a caso continua ad incassare gol a bizzeffe sulle palle alte.
Philippe Mexes ha delle qualità incredibili, un fisico dirompente ed una tecnica invidiabile, il senso della posizione non gli manca affatto, è capace di annullare Lionel Messi e compagni saltando puntualmente in anticipo ed uscendo palla al piede come mercoledì, ma è lo stesso che si dimentica di stringere sull’uomo e condanna Abbiati. Stesso dicasi per Zapata, in possesso di grandi doti, spesso provvidenziale nei recuperi, ma pur sempre avvezzo alle disattenzioni. Il discorso non cambia quando si parla di Yepes e Bonera, tutti ottimi difensori, ma nessuno ascrivibile nel novero dei campioni, tutti capaci di splendide prestazioni, ma a più riprese protagonisti in negativo con errori evitabili.
Se a questo ci aggiungiamo prestazioni sottotono di giocatori come Nocerino e Muntari, certo non il top nel loro ruolo, ecco che il diavolo sembra condannato a soffrire con le pari grado, squadre capaci di sfruttare il singolo episodio, di cogliere l’occasione e punire l’avversario ad ogni errore. L’unico reparto in cui questo Milan sembra essere realmente superiore alle altre è quello offensivo, composto da giocatori di un’altra categoria, dallo splendido El Shaarawy di questa stagione a Mario Balotelli, passando per le doti di Boateng, Niang e Bojan, senza dimenticare la solidità di Pazzini. Su di loro ricadono le responsabilità di questo campionato rossonero, ed ecco che se gli avanti, per errori di precisione o miracoli del portiere avversario (come nel caso di Balotelli ieri), non riescono a chiudere il match sembra difficile che il Milan possa portare a casa il bottino pieno, per un diavolo condannato a fare un gol in più.