Come immaginato nel post di presentazione di lunedì scorso, il Milan al San Paolo ha disputato una partita difensiva, di copertura e sacrificio. Il pragmatico Mihajlovic, che a inizio anno si era improvvidamente lanciato nel tentativo di dare un gioco vero e proprio alla sua squadra, si è invece da tempo arreso all’evidenza che questa rosa (e anche lui stesso) possono esibirsi esclusivamente in performance come quella di Napoli, che perlomeno qualche risultato lo portano. Questo risultato oggi è il sesto posto, a fine campionato chissà.
Otto partite senza sconfitte, tanto è lunga la striscia d’imbattibilità ancora aperta, probabilmente la più lunga delle ultime tre stagioni. Tutto bene, quindi. Come profetizzato in estate “stiamo tornando”! Ora abbiamo un’identità. Ora la rosa è di livello. Finalmente i giocatori hanno capito cosa voglia dire giocare con lo spirito casciavit.
Insomma.
In questi giorni ho letto e sentito sbrodolate di ogni tipo, il tutto per una squadra che, ripeto, al momento occupa la sesta piazza. Un minimo di equilibrio non farebbe male. Nelle ultime due stagioni abbiamo assistito al disastroso Milan di Allegri da 22 punti in 19 giornate e a quello di Inzaghi, capace di arrivare decimo in una delle peggiori Serie A di sempre, perciò mi pare chiaro che a qualcuno la banda di Mihajlovic possa sembrare il Real di Di Stefano, Gento e Puskas, ma ahinoi non è così. Non sarà così nemmeno se arrivasse terza, in questa o nella prossima stagione. Il Milan di Mihajlovic resta un Milan mediocre, che non può che essere di passaggio, un Milan di assestamento: uno spettacolo certamente molto più degno di quello abominevole di 12 mesi fa, ma comunque insufficiente se tarato alle possibilità economiche di questa società.
Sia chiaro, non era semplice per qualsiasi allenatore raccogliere il testimone di Mr. Bresaola, arrivare in quel disastro post nucleare che era Milanello dopo le esperienze di Allegri, dell’interregno ostracizzato da tutti di Seedorf e dell’ex bomber lecchino, e nonostante ciò Mihajlovic ha creato un gruppo anche piuttosto affiatato, lavorando bene specialmente in fase difensiva. Non ci si può però accontentare di questo. Non può passare il messaggio che con un fatturato che si aggira intorno ai 200 milioni ci si debba accontentare di un sesto posto e di dover fare catenaccio a Napoli per portare a casa la pelle. Non criticare questa situazione e questa società non vuol dire “essere realisti”, ma, appunto, accontentarsi delle briciole. Forse anche di qualcosa meno.
Se dobbiamo parlare della prestazione “da casciavit” (sic…) di lunedì, si possono tranquillamente esaltare i quattro difensori (Abate e Zapata compresi, esemplari), così come elogiare Bonaventura e Kucka. Gli altri tra il male e il malino. Niang meglio di Bacca, ma impreciso e come sempre fumoso. Honda bene in copertura, meno in fase avanzata. Infine Montolivo. Per prima cosa spezziamo una lancia in favore dello stoico ed eroico capitano rossonero: non è primo nelle palle recuperate a caso, ma spesso è posizionato perfettamente. Certo, in questo è aiutato dal fatto di essere praticamente bullonato al terreno in posizione centrale, però è comunque primo in questa particolare classifica, e gliene va dato atto. Ecco, detto ciò se però il 95% delle palle recuperate vengono poi buttate via dallo stesso Montolivo, sparecchiate in avanti alla sperindio, quei millemila palloni recuperati cominciano ad avere un peso specifico piuttosto limitato. Montolivo ha concluso la partita di Napoli con circa il 70% dei passaggi riusciti. 70%. Percentuale che nemmeno De Ascentiis zoppo avrebbe raggiunto. Oltretutto il gran capitano è protagonista di un accadimento particolarissimo: solitamente un giocatore “di tocco”, dopo un grave infortunio, fa fatica a tornare in forma dal punto di vista fisico, ma tecnicamente le qualità rimangono intatte. Con Montolivo è capitato l’opposto: non riesce più a effettuare due lanci precisi di fila, ma d’altro canto ha acquisito abilità d’incontrista che in precedenza non aveva. Vallo a capire…
Alla luce di quanto detto, e considerato che il suo contratto è in scadenza a giugno, cosa fare in vista del prossimo anno, considerato che il Milan ha dimostrato di patire parecchio in fase di uscita, soprattutto quando schiacciato molto basso? La soluzione ideale sarebbe aggiungere piedi buoni a metà campo, ergo o si tiene Montolivo facendo di lui il corridore e affiancandogli un bel centrale di qualità, o si sega il 18, mantenendo Kucka e accoppiando lui a un buon regista. Delle due l’una. Io dubbi non ne avrei.
Stasera si affronta il Torino: tre punticino facili facili, che possono essere poi festeggiati con una bella fetta di torta gianduja!
125 grammi di burro
200 grammi di cioccolato fondente
1 bicchierino di cognac
90 grammi di farina
1 cucchiaino di miele
50 grammi di nocciole
1 cucchiaio di gelatina di albicocche
6 uova
3 tuorli
1 baccello di vaniglia
100 ml. panna
2 bicchierini di Maraschino
90 grammi di fecola di patate
280 grammi di zucchero
250 grammi di cioccolato per la copertura
Sale q.b.
Preparazione
1) Per realizzare la ricetta della torta gianduja innanzitutto riunisci in un pentolino un cucchiaio di zucchero e uno d’acqua, fallo caramellare, unisci le nocciole, mescola, lascia raffreddare e frullale nel mixer fino a ottenere una pasta omogenea. Monta le uova in una ciotola con i tuorli e 250 g di zucchero, metti il recipiente sopra una casseruola con poca acqua in ebollizione e monta il composto. Leva dal bagnomaria, unisci il miele, continua a montare e lascia raffreddare.
2) Grattugia 70 g di cioccolato fondente, mettilo in un pentolino con il burro, i semi di vaniglia e la pasta di nocciole preparata, poi amalgama il tutto a bagnomaria. Incorpora la fecola e la farina al mix di uova, poi amalgama anche la pasta di nocciole e cioccolato preparata. Metti l’impasto in uno stampo a cerniera di 22 cm rivestito di carta da forno e cuoci nel forno già caldo a 180° per circa 50 minuti.
3) Nel frattempo, tagliuzza il cioccolato fondente rimasto e fallo fondere con la panna. Appena inizia a bollire, leva la crema dal fuoco e lasciala raffreddare. In un altro recipiente, fai bollire per qualche minuto la gelatina con un cucchiaio di zucchero e tienila in caldo.
4) Sforna la torta, falla raffreddare e tagliala a metà in orizzontale. Bagna l’interno con un po’ di Cognac e maraschino miscelati, stendici la crema preparata e ricomponi la torta. Spruzzala con il resto del mix di liquori e spalma la gelatina sui bordi e sulla superficie. Fai fondere a bagnomaria il cioccolato di copertura con due cucchiai d’acqua e ricopri uniformemente la torta. Servi la torta gianduja.
Buon appetito!
Fabio
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