Modello Arsenal? Largo ai giovani, ma non troppo…

«All’ Arsenal sono tutti cedibili nel momento in cui è pronto il ragazzo del settore giovanile che dovrà sostituire il titolare partente» [Liam Brady, responsabile settore gioanile Arsenal]

Così parlò Liam Brady, non Zarathustra, ma uno che di giovani s’intende e che il calcio l’ha vissuto davvero, da Londra a Londra passando gli anni ’80 in Italia tra un rigore al Catanzaro e qualche gita a San Siro e Marassi. E il Milan? Nella stagione della rifondazione, fra cessioni illustri e 36 milioni di euro annui (lordi) da versare a Veronica Lario, che bomber alla Ibra non è, che c’è di meglio del far di necessità virtù? Le strategie societarie mutano magicamente, niente più Beckham, niente più Ronaldo, niente più follie economiche (ricordiamo che Mexes è il giocatore più pagato del’intera rosa e che il primo stipendio del fantasma Flamini superava i 4 milioni): cavalcando la cresta di El Shaarawy e la spensieratezza di De Sciglio, il Cavaliere (oscuro?) confessa di seguire 3 giovani, di non volere Osvaldo (ritenuto troppo vecchio) ed annuncia l’acquisto di Riccardo Saponara, che a Galliani ricorda Kakà.

 Già, Galliani, che nel frattempo, confessa che i talentini Cristante e Petagna saranno inseriti stabilmente in prima squadra dalla prossima stagione; Allegri sfoggia il miglior sorriso, i capelli d’una tonalità di castano più acceso ed annuisce, ma rivorrebbe volentieri indietro Ibrahimovic e Thiago Silva, invece è costretto ad affidarsi a Niang, classe ’94, cresta e stellina ricamate sul cranio. Si è parlato di Modello Arsenal, i tifosi gongolano per il repentino svecchiamento e sperano in un futuro fatto di ragazzini e vittorie: utopia mista ad ignoranza? Forse. Il Modello Arsenal, e Wenger lo sa bene, sta nel lanciare nel calcio che conta ragazzini vogliosi e talentuosi per poi rivenderli al miglior offerente una volta svezzati sulle note di Händel. L’Arsenal, vera e propria fucina di piccole stelle, ha vinto l’ultimo titulo nel 2004 (Premier League), per la gloria europea, invece, bisogna  arretrare al 1994, quando Seaman e Tony Adams sollevarano la Coppa delle Coppe contro il Parma di Nevio Scala.

Il Modello Arsenal (simile a quello dell’Udinese di Pozzo) affascina, ma non vince. Dal 2005 ad oggi hanno lasciato i Gunners diversi pezzi pregiati (con relativi prezzi espressi in milioni di £) andati a foraggiare le big del calcio europeo, per un incasso totale di 192 milioni di sterline:

Vieira alla Juventus (14)

Henry, Hleb, Fabregas e Song al Barça (16+12+35+15)

Adebayor, Clichy, Nasri e Kolo Touré al Manchester City (25+7+25+16)

Van Persie al Manchester United (27)

Un po’ come se nei prossimi anni ci ritrovassimo una Serie A con El Shaarawy e De Sciglio alla Juventus, Boateng e Saponara all’Inter, Allegri che guida il Milan dei giovani ai quarti di Champions League ed al terzo posto in campionato: basterebbe? L’AC Milan è (ancora) il club più titolato al mondo, con tifosi esigenti, abituati a vincere con roster navigati (vedi trionfi europei 2003 e 2007) ed a manifestare sotto casa dei possibili partenti, quelli rimasti nel cuore della Sud, s’intende; a quest’ora in zona Emirates dovremmo contare centinaia di suicidi, se la mentalità fosse la stessa. Il Chelsea ha conquistato l’ultima Coppa sull’asse Cech, Lampard, Drogba: 98 anni in tre, 28 in più del tridente offensivo che Allegri ha propsto a Marassi questa sera, Niang, Bojan ed El Shaarawy. Ben vengano quindi i giovani, ma non troppo

Alan Bisio

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