Nessuna crisi per arte e musica: gli italiani non percepiscono come sprecato il denaro speso in cultura

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Aumentano i visitatori di mostre e musei, arte e musica non conoscono crisi

Non calano i consumi culturali. Da gennaio a settembre 2011 incremento dell’8,06% e degli incassi del 6,32% per gallerie e siti archeologici. Resca: ‘Boom è solo effetto della domanda che era latente’. De Masi: ‘La conoscenza è un accumulo non uno spreco’. Confcultura: ‘Quando l’economia va male si riscopre il valore della cultura’

Calano i consumi ma non quelli culturali. La crisi incombe su tutti i beni di consumo, gli italiani spendono e comprano meno tanto da preoccupare i commercianti che vedono, anche in occasione delle festività, ridurre significatamente gli introiti. Eppure, nonostante il clima allarmistico, davanti ai musei stazionano file di visitatori in attesa di entrare a vedere le mostre.

E’ il caso, ad esempio, di Palazzo Marino dove in soli 14 giorni le opere di Georges De La Tour, arrivate in Italia per la prima volta dal Louvre, hanno superato i 65.000 visitatori. Oppure del teatro dell’Opera di Roma che dall’apertura della stagione, il 27 novembre, ad oggi ha registrato un aumento delle presenze dell’86%, con un record di presenze ed incassi in occasione del Macbeth di Verdi diretto da Riccardo Muti.

Non solo. Secondo i dati della Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, da gennaio a settembre 2011 c’è stato un incremento dei visitatori nei musei, monumenti e aree archeologiche dell’8,06% e degli incassi del 6,32% rispetto allo stesso periodo del 2010.

‘Non mi sorprende vedere che gli italiani continuano a spendere in cultura nonostante la crisi’, afferma il direttore generale del ministero dei Beni culturali Mario Resca. ‘In questo momento di crisi – prosegue – la cultura rappresenta un elemento molto importante. Noi abbiamo un patrimonio enorme va solo fatto conoscere. Questa richiesta di cultura da parte degli italiani è solo l’effetto di una fortissima domanda che era latente e che noi, della direzione generale del Mibac, abbiamo capito e intercettato in modo da dare delle adeguate risposte’.

Il sociologo Domenico De Masi osserva: ‘Per noi italiani i soldi spesi per la cultura non sono mai percepiti come uno spreco. E’ vero che nei periodi di crisi si è attenti al portafoglio, ma tutto è relativo all’idea di come si spende – spiega – dato che, noi italiani in particolare, non percepiamo come sprecato ciò che si spende nei libri, nei musei e, più in generale, nella cultura’.

Per Alessandro Laterza, presidente della Commissione Culturale di Confindustria, ‘i dati del Ministero sono evidentemente positivi ma andrebbe verificata la base di confronto col passato’. ‘Le cifre penso siano dovute agli effetti dell’afflusso turistico – sottolinea -. I due dati sono inscindibili e hanno un effetto attrattivo. Cc’è da considerare un incremento fisiologico della ‘domanda’ culturale che rimane in cima al paniere dei consumi degli italiani’.

Roberto Grossi, presidente di Federculture, ammette che i dati sono positivi ma avverte: ‘Sul futuro rimarrei cauto dato che il disinvestimento completo attuato dagli ultimi due ministri, Bondi e Galan, è un segnale da non sottovalutare negli anni a venire’. Grossi invita quindi a non cullarsi sugli allori: ‘E’ vero che è cresciuta la capacità di attrazione delle strutture museali e che i dati diffusi dal Ministero sono importanti, ma andrebbero considerati lungo un arco temporale più esteso”.

Patrizia Asproni, Presidente di Confcultura commenta così i dati: ‘Dal punto di vista dell’economia la cultura ha un andamento anticiclico rispetto alle crisi. Sempre, quando c’è la crisi – spiega -, il consumo culturale aumenta e questo ha una valenza positiva. Avviene un ripensamento anche sociologico: meno frivolezze e più valori che arricchiscono’, conclude.

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