Nocerino: “Shevchenko è il mio idolo dai tempi di Napoli. Siamo in difficoltà ma ci risolleveremo”

Il centrocampista rossonero è stato intervistato dal ‘Guerin Sportivo’

Ecco le dichiarazioni di Antonio Nocerino: “Vestire la maglia numero 8 mi fa un bellissimo effetto. Quel numero mi ha sempre attirato, ma è chiaro che portarlo oggi mi fa doppiamente piacere. Con Rino ci legano tante cose, a partire da una vita che si assomiglia, tutti e due siamo ragazzi del Sud costretti a venire al Nord per giocare a calcio, entrambi convinti che la strada per il successo sia lastricata di fatica. Rino è una grandissima persona e non lo dico perchè in questi casi bisogna parlare bene di tutti. Il calciatore ha un carattere formidabile, ma l’uomo è altrettanto forte, altrettanto ricco. E’ stato lui a spiegare pubblicamente che avrebbe avuto piacere di lasciarmi il suo numero. Non c’è stato neppure bisogno di chiederlo. Sono soprattutto determinato. Come dicevo prima per Gattuso, anch’io ho fatto e faccio della fatica la mia forza. La lezione me la trasmise Zeman a 17 anni, quando mi prese all’Avellino. Mi ripeteva ogni giorno: la fatica la combatti in un unico modo, lavorando! E io lavoro tantissimo. Andare dentro e segnare mi piace tanto. Quando ho avuto tecnici come Delio Rossi e Allegri, che chiedono ai centrocampisti di affondare, sono riuscito a farlo bene. Idem a Piacenza con Iachini, chiusi con sei gol. I 10 gol dell’anno scorso? C’è stato un salto di qualità, me l’ero dato come obiettivo. Mi dicevo, devi essere più determinato, cercare di più la porta. C’è una cosa che non sopporto, nel calcio e nella vita, ed è quello di essere piatto, senza provare cose nuove e diverse. Sognavo di essere Shevchenko. Era il mio idolo già da quando stavo a Napoli. Racconto una cosa che non ho ancora detto a nessuno, quando a giugno l’ho conosciuto agli Europei, è stata un’emozione pazzesca. Giuro, mi sono commosso. E alla fine, guarda i casi della vita, sono finito proprio nel suo Milan. Mi viene da ridere e spesso ci scherzo anche a Milanello con le persone, mi hanno preso per 3 mila lire e una gazzosa. Non dico di valere 20 o 30 milioni come Ibrahimovic o Thiago Silva, per carità, ma forse nemmeno così poco. Qua sapevo di dover scalare le gerarchie, di dovermi dimostrare maturo per giocare in modo continuativo in una grande squadra. Avevo l’Europeo nel mirino e dovevo giocare. Mi ha aiutato l’ambiente rossonero, qui ci sono persone splendide e c’è Allegri che mi ha dato fiducia. Ibra? Lui è uno dei pochi attaccanti al mondo che è felice di far segnare gli altri. E’ grandissimo anche in questo. Con lui ho avuto un rapporto spettacolare. Poteva anche chiedersi: “Chi è ‘sto Nocerino? Che vuole da uno come me?”. Invece è una persona di valore e mi spiace che l’immagine pubblica sia diversa, molto diversa, da quella privata. L’addio dei senatori? Mi mancano tutti quanti, ognuno per una ragione diversa. Prendi Van Bommel, tipo che si faceva poco conoscere fuori da Milanello, ma decisivo all’interno. Un riferimento che mi manca. E così ovviamente Rino e Sandro, col quale dividevo lo spazio sul pullman e al tavolo mentre si mangiava. Il momento più bello al Milan è stato il gol al Campo Nou. E’ stato un anno magico, quello scorso, sicuramente il più bello della mia vita calcistica. Il Milan, i 10 gol in campionato, la Nazionale conservata, gli Europei. C’è stato dentro tutto. Il momento più brutto? Le scorse settimane. Dispiace vedere la tua squadra in difficoltà. Ma sono convinto che ci risolleveremo, iniziando a non ascoltare tutto il chiacchiericcio che ci circonda. Dobbiamo solo concentrarci su di noi e non dare ascolto all’esterno, dove il nome del Milan pesa

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