Pato-Corinthians, Diritti d’immagine e lezione d’economia

Una discoteca all’interno dello stadio con vista sul campo. E’ questa la nuova idea di intrattenimento, per attrarre tifosi, soprattutto nei giorni feriali. La novità non arriva dal Europa, quanto piuttosto dal Brasile, dove stanno procedendo i lavori del Itaquerao, la nuova struttura, che, oltre ad ospitare alcune gare del Mondiale di calcio di Brasile 2014, verrà successivamente utilizzata per le partite interne del Corinthians. I progettisti dell’impianto prevedono di consegnarlo entro dicembre 2013, tra poco meno di un anno. La dirigenza del Corinthians ha fatto sapere che il nuovo stadio farà da cornice a molte feste della torcida locale. In sintesi, non solo partite di pallone, ma anche party, balli e concerti. La discoteca è stata inserita nella parte ovest del Itaquerao, vicino all’area vip e ai palchi della tribuna centrale. Questa struttura di entertainment sarà tutta in vetro, in modo da permettere agli spettatori la visione del campo di gioco, sia di giorno che di notte.

Questa notizia “decontestualizzata” può rientrare facilmente nei costumi dei club di calcio brasiliani, invece, fa parte di un progetto più ampio di rilancio, che passa da un lato nella realizzazione di uno stadio dotato di tutti i confort e dall’altro nella creazione di una squadra giovane e competitiva. L’operazione Alexandre Pato, acquistato per 15 milioni di euro dal Milan, e immediatamente utilizzato per fini promozionali (lancio di una campagna adv destinata ai tifosi bianconeri e assegnazione della maglia numero 7 in vendita dal prossimo 23 gennaio) va proprio in questa direzione. E anche il futuro di Pato apre a una serie di riflessioni tra gli addetti ai lavori.

In caso di cessione ad altro club il 60% dei suoi diritti di immagine rimarranno in capo al club corinziano, a conferma di come la società verdeoro si vuole posizionare sul mercato come una vera e propria centrale di intrattenimento sportivo e gestione di diritti di immagine. In Italia, con alterne fortune, ci ha provato prima la Juventus, poi il Milan, successivamente il Napoli di Aurelio De Laurentiis. Dopo tre stagioni il presidente campano ha rinunciato a gestire il 100% dei diritti dei suoi tesserati, lasciandoli nuovamente liberi di accasarsi con questa o quella marca di largo consumo.

Insomma il Brasile, nuova economia fiorente, nuova piattaforma di marketing e centrali di investimenti strutturali come gli stadi, in vista del mondiale di calcio 2014 e dei giochi olimpici di Rio 2016. C’è da chiedersi come mai in Italia non si riesca a fare l’1% di quanto stanno riuscendo a realizzare i brasiliani su un territorio nettamente più difficile e vasto di quello tricolore. Purtroppo a questa domanda pochi saprebbero dare una risposta. Un po per ignoranza, un po per vergogna.

A cura di Marcel Vulpis economista e direttore agenzia Sporteconomy.it

(Fonte: gianlucadimarzio.com)

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