C’è Pazzo e pazzo. Il Milan ha voluto quello con la P maiuscola e ha sborsato anche 7,5 milioni per averlo, l’Inter si è preso quello con la p minuscola che, poi tutto sommato, è sempre meno pazzo. Pazzini e Cassano, cinque mesi dopo. Dal 22 agosto, giorno dell’ufficialità dello scambio, al 25 gennaio, 21 giornate di campionato dopo: ci risiamo con il tormentone. Chi ci ha guadagnato?
La cronistoria è un’altalena impazzita, da una parte e dall’altra. Pronti-via e il Pazzo ne fa tre al Bologna alla prima da titolare: fa vincere un Milan tutto sommato bruttino e tutti a dire: “Ecco l’uomo che risolverà le partite, quello dai gol sporchi“. Impiegherà due mesi per segnarne un altro, inutile, al Chievo. “Abbiamo preparato la stagione in un modo, poi è arrivato Pazzini…“, disse Allegri. Così il Pazzo finisce quasi sempre in panchina, ma l’addio di Pato e i falsi 9 Boateng e Bojan che non funzionano, gli ri-spalancano le porte del campo. E lui ci sguazza, segnando al Siena il rigore della tranquillità e al Bologna una doppietta finalmente decisiva. Con tanto di sombrero a un avversario in area. Non più gol sporchi o dal dischetto, ma anche uno bello, decisamente bello. E così arriva a 10 reti e 10 sono anche le presenze da titolare.
Cassano invece fa bene bene, per usare le sue parole, nei primi due mesi. Parte con un evidente deficit di condizione atletica, eppure segna, prima alla Roma, poi a Torino. Strama lo centellina e lui ripaga: all’ottava giornata (2-0 al Catania) le reti arrivano a 5 e tutti a dire: “Non si era mai visto un Cassano così”. Numeri alla mano. Disciplinato ed efficiente. Poi perde la vena da cecchino, si ritrasforma in assist-man (6 in totale finora) e l’Inter vola. Poi si inceppa. Lui si ferma due turni (Parma e Palermo), torna ma non ritorna quello di prima. A volte è l’unico a salvarsi (vedi tonfo di Udine), a volte sparisce anche lui, prima di fermarsi ancora in Coppa Italia col Bologna, e saltare la doppia trasferta di Roma. Ma la media voto lo premia: 6,22 contro 6,11 di Pazzini. E rispetto al suo vecchio compagno di squadra ha quasi sempre giocato: 18 presenze contro le 19 del milanista, ma 15 da titolare.
Cassano, ristabilito dall’infortunio, dovrebbe partire di nuovo dal 1′ contro il Torino, Pazzini sembra intoccabile nel ruolo di centravanti al Milan, mercato permettendo. All’Inter serve maledettamente la qualità di Fantantonio, ad Allegri servono i gol, sporchi o belli che siano, di un centravanti. A Bergamo contro l’Atalanta, dove è cominciata la carriera del Pazzo, ci sarà lui al centro dell’attacco. Cassano potrebbe quasi prenderlo come esempio: si era fermato, ha ripreso a segnare. Insomma, ripartire è possibile. Lunedì è morto Riccardo Garrone, presidente della Samp quando in blucerchiato c’erano sia Pazzini che Cassano. Questa settimana saranno passate davanti agli occhi del Pazzo le immagini di uno spogliatoio sempre allegro, tranne quel martedì dell’ottobre 2010. Magari avesse un Cassano al Milan, non per le risate, ma per gli assist. Davanti agli occhi di Cassano saranno passate le mille cassanate, alla Samp o altrove, a partire da quel martedì dell’ottobre 2010 pieno di insulti. Avrà giurato a se stesso che non succederà più. Come cantava con Garrone per festeggiare la Champions. Succederà, invece, che Cassano tornerà a segnare. E succederà, chissà fino a quando, che l’Italia intera si chieda: chi ci ha guadagnato nello scambio, Milan o Inter?
(Fonte: gazzetta.it)