di Andrea Rubini
Le voci di mercato su Pazzini da un mese a questa parte non sono mai cessate, dal millantato scambio con la Juventus per Matri ad un ritorno (quasi) alle origini in maglia viola. Eppure Pazzini sta facendo il suo lavoro, e i numeri sappiamo non mentono.
In campionato il Pazzo è il secondo marcatore rossonero dietro ad El Shaarawy, con 6 reti. Di queste 6 reti, solo una è stata messa a segno su calcio di rigore, nella tripletta contro il Bologna. Milito, per intenderci, per giungere a quota 8 ha dovuto trasformare tre penalties, rendendo in pratica lo score su azione il medesimo. Il tandem Pazzini-El Shaarawy inoltre è il più prolifico del nostro campionato: 20 reti. A quota 19 Hamsik-Cavani, a 16 troviamo i tandem della capitale Osvaldo-Lamela, ed Hernanes-Klose a 16. I cugini sono fermi a 13 (Cassano-Milito), la Juventus a 11 (Giovinco-Quagliarella).
A livello sempre statistico, Pazzini ha una media realizzativa di circa un goal ogni tre incontri. Sono infatti 95 le reti in 300 incontri di campionato. Stessa media all’incirca mantenuta sommando tutte le gare ufficiali (122 reti in 358 incontri, 0,34 goal a partita). Nel Milan le 6 reti in campionato in 16 partite (0,37), e la rete in Coppa Italia fanno 7 reti in 20 gare ufficiali (0,35).
A livella tattico poi, Pazzini è attualmente l’unico centravanti di ruolo. In quella posizione sono stati provati sia Bojan (una mezza punta) e Boateng (un centrocampista offensivo), con risultati altalenanti, e soprattutto, pochezza realizzativa con una sola marcatura a testa.
Viene dunque da domandarsi se valga davvero la pena scaricare un attaccante che sta mantenendo la media-goal che ha sempre avuto in carriera, che si è affiatato molto all’interno dello spogliatoio, e che comunque ha già ottenuto tanti consensi tra i tifosi. Un attaccante che rimane ad oggi il colpo più oneroso del mercato estivo, e il cui rimpiazzo difficilmente potrà essere tra l’altro un giocatore in grado di spostare notevolemente l’ago della bilancia sia in Italia che in Europa.
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