Post-Allegri: Da Donadoni a Van Basten passando per Ancelotti ed Inzaghi, tutti a caccia del trono di Max

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di Francesco Parrino

Dopo la facile vittoria contro il Palermo, il tecnico rossonero Massimiliano Allegri, incalzato dalle domande dei giornalisti riguardanti il suo futuro e i continui mal di pancia presidenziali, ha detto chiaramente di non poter dare indicazioni a titolo definitivo, ecco le sue parole: “Io sto bene al Milan, ma per andare avanti bisogna esserlo in due.“ Inutile soffermarsi sul fatto che, il destinatario della frecciata, sia la dirigenza rossonera, perché se da un lato il Patron rossonero non ha mai visto di buon occhio il tecnico toscano, rendendo il tutto decisamente ironico visti i fatti recenti, dall’altro, l’amministratore delegato Adriano Galliani, avrebbe dovuto tranquillizzare il tecnico rossonero con una mossa concreta (rinnovo per un altro anno con adeguamento dell’ingaggio), anziché lasciarlo in balia di quella Spada di Damocle che pende sulla sua testa dallo scorso ottobre.

La verità purtroppo è una sola, Galliani ha le mani legate, ed anche lui “vittima” del Patron, si trova costretto a non poter far nulla per trattenere e difendere “la sua scelta”, per cui chissà che anche lui non speri fino in fondo che la “Banda Allegri” raggiunga l’obiettivo posto dalla proprietà, il terzo posto, risultato che significherebbe approdo in Champions League, con buona pace dei detrattori del tecnico livornese. 

Nella sciagurata ipotesi in cui il buon Max venisse esonerato, lui stesso non ne soffrirebbe più di tanto visto che, da più e più fonti, è ritenuto il probabile successore di Aurelio Andreazzoli sulla panchina giallorossa,  una piazza sicuramente focosa e vogliosa di riscatto proprio come quella rossonera, ma per l’appunto non quella rossonera, quella dove Allegri tutt’oggi allena e in cui lotta come un leone per portarla nuovamente ai suoi antichi fasti ma che, gli potrebbe esser sfilata da sotto il naso. Se divorzio sarà, ecco i possibili nomi per sostituirlo:

Il candidato numero uno è Vincenzo Montella, allenatore della Fiorentina, giovane, emergente, e capace di regalare spettacolo dovunque vada, il tiki-taka montelliano infatti, è un gioco basato sui tocchi veloci, su una manovra di gioco intelligente, che la dirigenza rossonera ha apprezzato in più occasioni, e poi un elemento che sicuramente farà piacere al Patron, in gioventù tifava Milan . Purtroppo però, Montella è superblindato dalla società Viola, i Della Valle infatti, non perdono occasione per dire quanto Montella sia il perno del progetto tecnico della Fiorentina, e se prima era soltanto una frase lanciata nell’etere nella speranza di far capire ai dirigenti rossoneri che non c’è trippa per gatti (o se preferite salsicce per cani se siete cinofili), adesso fan sul serio, proponendogli addirittura un rinnovo pluriennale con adeguamento dell’ingaggio.

Il secondo candidato alla panchina rossonera è Roberto Donadoni, allenatore del Parma, anche lui capace di regalare un gioco ragionato alle sue squadre, e dichiaratamente milanista ( a tal proposito le 287 presenze condite da 18 gol in rossonero dovrebbero parlar chiaro). Il Dona sarebbe ben lieto di tornare a Milanello dall’altro lato del campo, non mancano le occasioni in cui parla delle emozioni e del calore che i tifosi gli regalano quando viene con le squadre avversarie in quel di San Siro, e se in questi anni ha sempre detto la sua a proposito delle vicende dell’ambiente rossonero, da Drogba, a Kakà , passando per Zaccardo , anche in questo caso però, la dirigenza ducata, da Ghirardi a Leonardi, ha sempre parlato chiaro, ritenendo l’ex rossonero imprescindibile per il successo del Parma negli anni a venire. C’è da dire comunque che Donadoni, aldilà dell’esperienza parmense e di quella livornese, nelle occasioni in cui poteva fare il salto di qualità, non è mai riuscito a sbocciare del tutto, vedasi esperienza al Napoli dove la squadra era in balia della confusione generale, e quella sulla panchina azzurra, in quella circostanza molti tifosi han rimpianto l’Italia di Trapattoni, quella dove la filosofia di gioco era “palla lunga e pedalare“, dove Baggio non veniva convocato neanche per errore, e dove un ormai decadente Bobo Vieri, era al centro del progetto (il che è quanto dire).

Passiamo al terzo nome, uno che da calciatore ha vinto tantissimo ma che, purtroppo, da allenatore ha finora raccolto più esoneri che successi, Marco Van Basten, il cigno d’Utrecht, cannoniere rossonero dal 1987 al 1995 con 90 gol in 147 partite, cifre che potevano essere ben più alte se non fosse che Marco, aveva le caviglie di cristallo, ma aldilà di rammarichi di vario genere l’ipotesi Marco, è più un’idea ad effetto presidenziale, che una scelta vera e propria, lo stesso Van Basten, che da qualche anno consiglia giocatori al Milan (da Djuricic a Finnbogasonritiene di non essere ancora pronto per la panchina rossonera, magari sarebbe il caso di eclissare sull’ex bomber , per poi tornarci in un futuro prossimo, quando lui stesso sarà convinto di poter reggere il peso della panchina rossonera.

Il quarto nome della lunga lista, è quello di Walter Mazzarri, allenatore del Napoli, che sarebbe una sorta di “Allegri-bis” nel senso che piace tanto a Galliani per via del suo temperamento focoso, ma che al contempo non piace a Berlusconi per il medesimo motivo, il Patron preferirebbe un allenatore più pacato, e sicuramente più morigerato nelle dichiarazioni post-gara, un ipotesi quindi, un nome, che rimarrà una suggestiva idea e poco più. C’è da dire comunque che il buon Mazzarri, nell’ultima fase di campionato, è sembrato in difficoltà nel gestire la rincorsa alla Juventus, portando Hamsik e Cavani, a un tonfo sul piano fisico che ha inciso non poco sulle prestazioni in campo (nel caso di Edinson anche fattori extra-calcistici).

 Il quinto nome è quello di Luciano Spalletti, ex allenatore della Roma, oggi allo Zenit, accostato più e più volte al Milan già in tempi non lontani, l’allenatore toscano tuttavia, ha sempre parlato chiaro sul suo futuro, difendendo in più occasioni il collega rossonero, ed elogiandolo per il lavoro svolto in un’annata tribolata come questa, un amico quindi, che difficilmente farebbe un torto ad Allegri, seppur in passato sia stato molto vicino a sedere sulla panchina rossonera.

Il sesto nome è quello di un suggestivo ritorno, un rumor giornalistico e poco più, Carlo Ancelotti infatti, potrebbe tornare sulla panchina rossonera, ipotesi che si potrebbe concretizzare solo se il Psg dovesse fallire, ancora una volta, la conquista della Ligue 1, in quel caso lo sceicco Al Thani, potrebbe smentirsi da se  silurando sia il romantico Leonardo, che la sua scelta tecnica, magari per un altro “top” come Mourinho, ma questo è un discorso a parte. Al Milan Ancelotti difficilmente tornerà finché c’è Berlusconi, sia per ragioni tecniche (l’idea di Carlo è quella di provare l’esperienza all’estero, magari una nazionale) che ambientali (se ben ricordate, Ancelotti fu spesso e volentieri criticato dal Patron per ragioni svariate, dalla tattica allo scudetto perso), che sopratutto di mercato (le indicazioni di Carlo venivano lasciate perdere il più delle volte) quindi a meno di clamorosi colpi di scena, difficilmente rivedremo Sir Carletto al Milan, per buona pace di Berlusconi.

Il settimo nome, è una scelta interna, Mauro Tassotti infatti, dopo anni di far il vice (dal 2001 è la spalla dell’allenatore di turno, da Maldini ad Ancelotti passando per Leonardo ed ora Allegri), un’idea che al momento rimane tale ma che, rappresenterebbe la continuità di progetto, un allenatore che saprebbe plasmare i giovani come De Sciglio al meglio, che conosce l’ambiente, e che avrebbe sicuramente l’approvazione della dirigenza, e dei tifosi doc

L’ottavo nome, in realtà rappresenta un gruppo, il gruppo degli ex Meravigliosi che, negli ultimi tempi, han dato la loro disponibilità a tornare al Milan, magari con un ruolo differente, parliamo ovviamente dei vari Gattuso, Seedorf, ed Inzaghi, quest’ultimo il più maturo dei tre visto che allena dalla scorsa estate, che però vuol andarci piano evitando di bruciarsi. Nel caso di Ringhio invece, oltre ad avere già tante offerte da squadre europee, lo scorso ottobre stava per coronare il suo sogno, soltanto i risultati di Allegri, e la ritrovata lucidità di Berlusconi, han  impedito il ritorno al Milan.  Ma questi nomi, come nel caso di Van Basten, son suggestioni utili per tornare con la memoria ai bei tempi andati, se il Milan vuol vincere non può affidarsi a delle Bandiere senza alcuna esperienza in panchina, per Ringhio, Clarence e Pippo, ci sarà tempo per allenare i rossoneri.

L’ultimo nome che indichiamo come possibile sostituto di Allegri, è Allegri stesso, perché se c’è un allenatore capace di abbattere le fondamenta di questa squadra per poi farla rinascere, capace di reinventare un giocatore come Constant (dato come bollito ancor prima di giocare) nel ruolo di terzino mancino, e di far sbocciare nel suo pieno potenziale il talento di De Sciglio; un allenatore che affida le chiavi del centrocampo a uno come Montolivo , uno che i rinomati opinionisti da salotto definivano “con poco carattere“, e di puntare deciso su un giovane del 94 come Niang (fino a novembre etichettato come “oggetto misterioso” ed oggi imprescindibile grazie alle sue sgroppate e alla sua imprevedibilità la davanti); un allenatore costretto a vedersi togliere due top player come Thiago Silva ed Ibrahimovic, per poi reinventare la squadra dando le chiavi dell’attacco a un classe 92 come El Shaarawy, che l’anno scorso sembrava pensare più alle sopracciglia che al calcio giocato, ma che adesso adora il ruolo di leader che gli è stato cucito addosso; e sopratutto, di far coesistere due centravanti da nazionale come Balotelli e Pazzini, senza alcun malumore su chi dei due gioca (la sana concorrenza rende le squadre ancora più forti), allora si, Allegri è sicuramente l’allenatore giusto per il Milan, anzi, “da Milan“, certo a volte non legge bene le partite, o fa i cambi al momento sbagliato, ma un tecnico che realizza un’AllegRimonta del genere, riuscendo a portare la sua squadra nei piani alti della classifica, quando fino a quattro mesi fa lottava per non retrocedere, è certamente un allenatore che merita la conferma.

Teniamoci Allegri, blindiamolo, e diamogli fiducia, perché un altro allenatore così, capace di rimettersi in gioco dopo due anni da primato, ed uscirne da vincitore, non lo troviamo da nessuna parte, questo è poco ma sicuro.

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