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Tre ore di colloquio fitto e poi un’uscita a «braccetto» dalla porta posteriore del Tribunale di Cremona. Non ci sarebbe potuto essere modo migliore per suggellare il patto di ferro tra il procuratore capo Roberto di Martino e il procuratore federale Stefano Palazzi. Da ieri la giustizia penale e quella sportiva marciano una accanto all’altra, per cercare la verità sul nuovo scandalo scommesse che investe il calcio italiano. Intesa Quando i due magistrati sono comparsi davanti al solito esercito di giornalisti e telecamere, intorno alle cinque del pomeriggio, l’intesa è diventata ufficiale. Di Martino e Palazzi si erano già sentiti più volte al telefono nei giorni scorsi, con un primo scambio di documenti sull’asse Cremona-Roma. Ora i contatti seguiranno, e presto ci sarà un’ulteriore passaggio di informazioni, per consentire alla Procura federale di avviare al più presto il processo sportivo, con la speranza di arrivare a delle conclusioni prima di agosto, in tempo cioè per la compilazione dei calendari della prossima stagione. Ieri Di Martino è stato chiaro in proposito, fornendo un assist perfetto al collega, che invece ha preferito smarcarsi evitando qualsiasi dichiarazione. «Sono consapevole che loro hanno esigenze e tempi ristretti rispetto alla giustizia penale — ha detto Di Martino riferendosi a Palazzi, che era accanto a lui —. Metterò a sua disposizione tutto ciò che occorre» . Non ci sarà neppure bisogno di un provvedimento di chiusura parziale delle indagini, come quello che fu chiesto dal procuratore Borrelli ai pm di Napoli durante l’inchiesta su Calciopoli. Viminale Da oggi Palazzi comincerà a studiare le carte e a stabilire un’agenda. Nel frattempo prende forma anche la task force voluta dal ministro Maroni per contrastare il fenomeno delle scommesse illegali. Ne faranno parte Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio, e Gianni Gola, generale della Guardia di Finanza ed ex presidente della Federatletica, indicato dal Coni. La nuova unità investigativa sarà completata da esponenti dei ministeri dell’Interno, dell’Economia e dell’Unire. «Non sono un esperto di scommesse, sono un uomo della Figc— ha spiegato Valentini—. La mia designazione nella task force del Viminale vuole rappresentare un segnale di presenza di tutto il mondo del calcio: dalle Leghe professionistiche a quella Dilettanti, ai calciatori, ai tecnici, agli arbitri. Di tutti quelli che non vogliono coprirsi gli occhi o fare finta di niente, ma hanno a cuore le sorti del calcio italiano e vogliono dare un contributo concreto per difenderne i valori» . Stamattina se ne discuterà anche nella riunione del Consiglio federale, che era stata annunciata giovedì dal presidente Abete. Fase 2 Intanto l’inchiesta penale va avanti. Anzi, entra nel vivo. Si passa a una fase più complessa e «silenziosa» delle indagini, in cui si cercano riscontri importanti lontano dal clamore mediatico di queste prime due settimane. Anche per questo il pm Di Martino ha deciso di rimandare più avanti gli interrogatori di due tra gli indagati, Cristiano Doni e Stefano Bettarini, considerati comunque «importanti» . Ci sono infatti sviluppi investigativi, legati anche alla trascrizione di nuove intercettazioni che non erano state depositate. La vera svolta però è attesa dagli accertamenti tecnici disposti dalla Procura. Forse il solo strumento per andare oltre la testimonianza del portiere Marco Paoloni e il silenzio di Antonio Bellavista, entrambi in carcere da 14 giorni. Il pm Di Martino li ha ordinati già sabato, auspicando i risultati in pochi giorni. Invece, per alcuni di essi, sarà necessario un po’ di tempo in più. Polizia postale Tutti i computer, i telefonini e le schede sim sequestrate a Paoloni, Bellavista, Pirani, Erodiani, Giannone e Bruni, sono state impacchettate e spedite al servizio di polizia postale di Roma: il «non plus ultra» per questo tipo di indagini. I tecnici sono al lavoro da tre giorni per esaminare tutto il materiale, alla ricerca delle tracce «indelebili» lasciate dai contatti su Internet e dai colloqui telefonici. Si tratta di dati oggettivi e inconfutabili, come i rilievi sui tabulati. E dovranno servire finalmente a chiarire se i contatti Skype di Paoloni (e non solo) con giocatori come Corvia del Lecce e Quadrini del Sassuolo erano reali o semplici invenzioni.
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RASSEGNA STAMPA/ Milan: Di Martino-Palazzi, patto contro le "combine"