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Ma il Faraone è davvero un fenomeno? La raccolta dei pareri tecnici, di chi lo conosce da vicino, dà una risposta che non lascia dubbi: sì, un fenomeno. Stephan El Shaarawy è da poco maggiorenne, festeggerà i 19 anni il prossimo 27 ottobre. Il Milan ha pagato la sua comproprietà 6,8 milioni di euro. Pato, per restare ai grandi giovani del Milan, venne valutato 22 milioni di euro. Arrivò a Milanello che non aveva ancora compiuto 18 anni. Sul giovane italo-egiziano, l’idea di Galliani e Allegri è la stessa della gestione di Pato: farlo allenare col Milan, portarlo in Cina per la Supercoppa di Lega e poi, nel suo caso, valutare la situazione.
Per capirne la dimensione e intuirne le prospettive abbiamo ricostruito la sua traiettoria con i tecnici che lo hanno allenato. Non ce n’è stato uno che abbia detto «aspettiamo, vediamo» . Per tutti, El Shaarawy è destinato a una carriera straordinaria. Anche per Vincenzo Torrente, appena ingaggiato dal Bari e suo allenatore per due stagioni negli Allievi del Genoa. «Noi giocavamo col 4-3-3, lui faceva l’esterno d’attacco e più raramente la mezz’ala. Nell’uno contro uno è fenomenale, ha un estro incredibile e una caratteristica unica: corre più forte con la palla che senza palla. Con noi ha segnato dei gol fantastici. Una volta ha alzato la testa a centrocampo, ha visto il portiere fuori dai pali e l’ha impallinato. Spesso cercava il palo lontano con il pallonetto. Gol così, fra i giovani, sono rari. Ha prospettive enormi». Abbiamo dovuto saltare il tragitto con la Primavera perchè il Genoa ha ordinato a Luca Chiappino, il tecnico con cui il Faraone ha vinto nel 2010 il titolo di categoria segnando un gol nella finale contro l’Empoli, di non parlare del fenomeno: i tifosi genoani non hanno preso bene la sua cessione al Milan.
DEB CON GASPERINI -Passiamo alla prima squadra, a Gianpiero Gasperini che lo ha fatto debuttare in Serie A. E’ successo a Verona il 21 dicembre 2008, El Shaarawy aveva compiuto 16 anni da due mesi.«E’ stato il suo talento a farmi decidere.
L’ho visto giocare con i ragazzi e ho capito che poteva giocare anche in Serie A. Mi ha colpito la sua sensibilità sul pallone: in qualunque modo gli arrivi la palla, lui sa come mettersi per controllarla nel migliore dei modi e per poterla giocare subito».Gasperini nasce come allenatore del settore giovanile,
«ma nemmeno io sono abituato a far debuttare i ragazzi in Serie A alla sua età. Dovevo fare un’eccezione per El Shaarawy. A Verona è entrato sullo 0-0 e abbiamo vinto 1-0 e subito dopo l’ho fatto giocare a Torino contro la Juve. Non ha ancora un ruolo definito, può essere un numero 8, un 10, un centrocampista o un attaccante, dipenderà anche dalla sua crescita fisica. In prima squadra si è sempre comportato bene e forse a livello giovanile pretendevano troppo da lui, gli chiedevano di risolvere da solo le partite. I tempi di maturazione? Che diventasse un giocatore non c’erano dubbi, adesso tocca a lui stabilire il livello, può essere alto o altissimo, ancora non lo sappiamo ».Meglio un anno ancora nel Genoa o subito il salto nel Milan?«Da un po’ di tempo,anche le squadre come il Genoa hanno lo stesso problema delle grandi: è difficile dare continuità ai giovani. Io avrei voluto tenerlo con me ma avevo altri cinque giocatori, fra cui diversi stranieri, in quel ruolo. Quindi, tanto vale tentare subito con una grande».
IL PALLEGGIO E KAKA’ -Il tocco di El Shaarawy, su cui tutti i suoi allenatori si soffermano, è immortalato perfettamente in un video che appare sul sitowww.corrieredellosport. it:
si vede questo ragazzino che palleggia nello spogliatoio del Bresseo, si appoggia la palla sulla schiena, si piega lentamente e si sfila la maglietta senza far cadere il pallone.«Del resto con quell’attrezzo fa quello che vuole»,è l’ultimo passaggio della sua carriera descritto da Alessandro Dal Canto, allenatore del Padova.«Io l’ho schierato largo a sinistra nel tridente d’attacco, perchè deve partire da una posizione defilata dalla quale prendere velocità. Ancora non ha la forza fisica per giocare con le spalle rivolte alla porta. Se non avrà intoppi, farà una carriera strepitosa. La caratteristica migliore? La conduzione della palla a grande velocità. Il raffronto col primo Kakà ci può stare. Fa la differenza abbinando la qualità tecnica all’alta velocità e sul piano tecnico può migliorare solo in piccola percentuale: ha già tutto. Per me è da Milan, subito. Il carattere lo aiuta: è appena maggiorenne, ma quando ci parli sembra diavere davanti un uomo di 35 anni».
Il Corriere dello Sport
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RASSEGNA STAMPA/ Milan: Ecco El Shaarawy, il Faraone Kakà del futuro