di Ezio Azzollini
E’ quando Osvaldo con disinvoltura seppellisce quello che, fino a prova contraria, è il tuo miglior difensore, che ti ripiomba addosso la tristezza, fedele amica di questo 2012 annus horribilis della storia del Milan, e la corrispondenza d’amorosi sensi di Thiago Silva da oltralpe è, come cantava quello, un colpo all’anima. C’era il Milan: adesso è la Roma a fare il Milan.
Quella che porta verso l’Europa è tornata ad essere una montagna da scalare. E non è soltanto tale per i cinque punti dalla Roma, né per il solco da una parte alta della classifica comunque corta, con il secondo posto distante nove punti: vale a dire, ripresa l’Europa League, ripresa la Champions. I problema è soprattutto emotivo: nella notte dell’Olimpico, dove si era laureato campione d’Italia solo un anno e mezzo fa, il Milan rifà i conti con la realtà, e con tutti i propri limiti, dopo la serie positiva. Il Milan è questo, questa la squadra, queste le potenzialità. Non è proibitivo il solco di cinque punti, è proibitivo il solco tra ciò che siamo e ciò che siamo stati.
Il ritorno alla montagna, fredda non solo per la temperatura invernale, né per il -17, ma per le uniche sensazioni umorali capaci di destare questo Milan, avviene appena un soffio prima dell’apertura del mercato. Mercato, ci si prepari, senza botti.
Tutto costa troppo, Pato e Robinho se ne vogliono andare, e come fu con Cassano li si accontenta neanche si fosse alla Casa del Buon Gesù e non in una azienda (visto che viene comodo trattarla come tale) , e il ritorno a Cold Mountain non serve nemmeno, pare, a capire che qui si continua a parlare di attaccanti ma anche ieri all’ultimo giro della giostra i rossoneri hanno realizzato due reti, e ne hanno sfiorate almeno altrettante. Quel che serve è in difesa, ma pare che un buon corazziere di retroguardia non abbia l’appeal da spot elettorale sufficiente.
Un mese per intervenire, un mese per dare almeno un senso ai mesi che verranno. Un mese in cui persino i miracoli a cui è costretto da anni Adriano Galliani potrebbero non essere sufficienti.
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