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MILANO.
Gli attuali 22.106 abbonati sono il dato più basso mai registrato nell’era Berlusconi. La campagna abbonamenti chiuderà a metà settembre in concomitanza con la seconda partita casalinga, contro l’Atalanta, ma molto difficilmente la stagione attuale cederà il cucchiaio di legno. Fino ad ora l’annata peggiore era stata il 2009-10, con 27.865 tessere. Ne ballano oltre cinquemila che, a meno di fuochi artificiali negli ultimi quattro giorni di mercato, non verranno colmate. La stagione 2009-10 peraltro non è casuale: fu quella dell’addio di Kakà, prima avvisaglia dell’imminente austerity societaria. Il Milan, con quella cessione, rispetto al campionato precedente registrò una perdita secca di 15 mila abbonati. Comunque molto maggiore rispetto al gap di quest’anno rispetto allo scorso (31.233 sottoscrizioni): il segno meno è — a campagna ancora aperta — di «sole» 9.127 tessere, nonostante gli addii simultanei di Ibra e Thiago.
Scorrendo i dati della gestione Berlusconi (il record è quota 71.895 nel ’92-93), si può dire che i tempi di vacche grasse sono finiti con la stagione 2005-06, al termine della quale andò via Shevchenko. Anche in quel caso, 13 mila tessere in meno (da 50 a 37 mila). Poi, a parte l’effetto-Champions (42-43 mila nel biennio 2007-09), il trend è stato poco confortante. Dinamiche che hanno ovviamente risentito, oltre alla crisi economica globale, anche dell’offerta — sempre più ampia e innovativa — delle pay tv, che hanno sottratto a tutti gli stadi diverse migliaia di tifosi più sensibili alla poltrona che agli spalti. Il Milan, comunque, è preoccupato: un Meazza semivuoto è anche un danno d’immagine per un brand forte come quello rossonero.
FONTE: Gazzetta dello Sport
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San Siro langue, mai così pochi abbonati durante l’era Berlusconi