Blog – Rilancio dal fondo
Il mercato 2012/2013 era stato caratterizzato dalle cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva, con tanto di apparizione e sparizione di quest’ultimo dai manifesti della campagna abbonamenti. Non si sa fino a che punto era stato voluto per ragioni di marketing o solo casualità, sta di fatto che lo slogan della campagna abbonamenti recitava “Scatena l’orgoglio”. Un piccolo numero di abbonati si fece rimborsare il rispettivo abbonamento appena sottoscritto sfruttando la clausola inserita dalla società.
Dopo un anno sembra che il copione sia molto simile per non dire praticamente uguale. All’inizio anche El Shaarawy era misteriosamente scomparso dai manifesti salvo poi ricomparire con buona pace di parecchi tifosi. È lo slogan? Niente paura anche per quest’anno è stato trovato un incipit ad hoc “Se te la raccontano non è la stessa cosa”.
Ora, va bene che il tifoso farebbe di tutto per la propria squadra, leggi anche per la propria fede, ma cari Signori del Milan non vi pare di spingervi troppo oltre ponendo a serio rischio la pazienza del tifoso rossonero evoluto e non.
Da quando in qua un giocatore confermato (El Shaarawy), o recuperato (De Jong) da un infortunio viene considerato come un acquisto per la nuova stagione? Perché si è persa la buona cara e vecchia abitudine di preservare i giocatori più forti e rappresentativi senza se e senza ma, al posto di ripetere la solita filastrocca “è incedibile…ma solo fino ad una certa cifra”. Dov’è finito il Milan che quando si muoveva sul mercato sembrava un segugio, si muoveva sotto traccia senza che nessuno, media compresi, sapesse niente o solo ad acquisto avvenuto. Perché ora circolano decine di nomi ed il nome Milan è alla mercè di qualsiasi procuratore o simile?
Chi scrive ha vissuto le trattative di metà anni ’80 impreziosite da Donadoni, il trio dei tulipani, per continuare con Papin, Weah, Boban, Savicevic e tutti gli altri. Ricordo anche le annate con Bogarde, Reiziger, Andersson, Cardone, Smoje, Morfeo, Javi Moreno e via discorrendo. Con questo voglio dire che comunque il Milan acquistava certo a volte sbagliando completamente ma era sempre ben presente l’obiettivo da raggiungere che era quello prefissato da Berlusconi quando comprò nelle aule di tribunale questa squadra. Ovvero essere padroni del gioco e rendere grande in tutto il mondo il nome di questa squadra.
Ora questa meraviglia di nome Milan appare come un soprammobile impolverato lasciato in disparte in un angolo della stanza ed ogni volta che si posano sopra gli occhi si ritorna a parlare dei bei tempi passati. Perché di presente e futuro ce n’è ben poco.
Alla fine avevano ragione, se me la raccontavano non era la stessa cosa. Vero Ambro?
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