Sogno (ma forse no)

UEFA Champions League: AC Milan v Celtic

BLOG – Uno, Nessuno e Centomila

di Vittorio Polieri

E’ stato un attimo, sospeso fra i pixel del televisore e il canto della tifoseria scozzese: di colpo l’immagine s’è fatta più sfocata, come in quelle vecchie pellicole trasmesse d’estate in prima serata. Il rettangolo di gioco s’è trasformato in una sconfinata pianura, i difensori del Celtic sono diventati piccoli piccoli, mentre Ricardo sfrecciava per vie centrali seminando il panico e dispensando puro piacere. C’è voluto poco perché rivedessi il prato di San Siro.

Ambrosini riceve dalle retrovie e serve Kakà, che si aggiusta il pallone all’altezza del cerchio di centrocampo: Neil Lennon lo insegue, ma il brasiliano procede a briglia sciolta. Gamba destra, sinistra, destra, sinistra, uno sguardo a Gilardino che cerca la profondità… No, i difensori potrebbero rimontarlo. Area di rigore, area piccola: McManus, si getta in scivolata, Boruc si avvicina minaccioso, lo specchio della porta si restringe… Invece no, uno spiraglio c’è. Tunnel. Rete. Quarti di finale.

Ho riaperto gli occhi, Ricardo era ormai al limite dell’area. Uno sguardo ai compagni e poi il destro a giro, che è finito di poco sul fondo alla sinistra del ciclopico Forster. Peccato, avrebbe meritato la doppietta. E’ uscito all’ottantesimo, dopo un primo tempo straordinario ed un secondo giocato con intelligenza, sempre pronto a dare una mano in fase difensiva o ad assistere Balotelli dall’altra parte del campo.

Non sarà quello del 2007, d’accordo, ma s’invola sull’erba con la stessa grazia di allora, con la voglia e l’ingenuità delle prime partitelle a Brasilia. Chiama il pallone, fa salire la squadra, poi magari viene contrastato e finisce per terra, ma si rialza senza protestare e ritorna sui propri passi, alla caccia della sfera e di un nuovo contropiede. Un nuovo slancio. La prospettiva del gol.

Ricardo Kakà è tutto qui, un eccezionale intreccio di testa, cuore e polmoni. Nella serata della quasi qualificazione, la sua prestazione restituisce dignità al blasone, risvegliando i tifosi dal torpore nel quale erano piombati a causa delle svilenti paturnie autunnali. Di nuovo il Celtic, di nuovo in gol, per la novantottesima volta in maglia rossonera. E per tutti noi la sensazione, appena sfiorata, di poter riassaporare il gusto del successo, la consapevolezza di poter lottare per traguardi prestigiosi, dentro le arene più incandescenti.

Siamo nati per vincere, per sognare ad occhi aperti. Siamo addestrati a soffrire, perché la vittoria, alla fine, abbia un sapore più penetrante. Siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà.

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