Blog – In Tackle
E’ una lapidazione quella in corso contro l’allenatore del Milan Clarence Seedorf. Il motivo non è dato sapersi, come suggerisce la canzone di Antoine citata nel titolo, le pietre arrivano addosso a Seedorf qualunque cosa faccia, sia vada male come è successo nel mezzo della sua per ora breve avventura da coach, sia vada bene in questo periodo. Basti pensare che 4 vittorie consecutive sono il doppio della maggior striscia vincente massima ottenuta in questa nefasta stagione. E se di Europa League si è tornato a parlare è merito di questi risultato.
Piovono le pietre sulla panchina singola fatta costruire a San Siro da Seedorf. Ed è stato un errore quello dell’olandese perchè così è più facile mirare solo a lui e non toccare la panchina più lunga situata di fianco, quella occupata dai giocatori. Loro c’erano anche prima di Seedorf, quando le cose andavano peggio eppure a leggere i giornali sembrano povere vittime di Clarence, fuoriclasse sfortunati che per colpa sua forse non potranno dare l’assalto al Mondiale. L’accusa sarebbe quindi di giocare bene con giocatori che sceglie.
Ma le pietre che fanno più male sono quelle che arrivano dalla tribuna d’onore. Nessuno scudo in difesa di Seedorf è stato posto da chi ne avrebbe dovere, dagli amministratori del Milan, indifferenti di fronte ad un attacco che prima che a Seedorf è ai colori rossoneri. Ma si fa offesa all’intelligenza a chiamarla ancora indifferenza, questa è complicità. Forse non si ha tutto questo interesse a togliere l’attenzione da Seedorf e spostarla su temi più utili.
Un uomo ci ha provato. Giuseppe Gatti, azionista Milan. Quello che ha guadagnato è un ritratto da scemo del villaggio su alcuni organi d’informazione e una non risposta di Galliani: “Non si parla di questioni tecniche oggi”. Non si parla di Milan oggi. Solo di Seedorf.
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