Un azzurro a tinte rossonere

Balotelli-Italia_G

La vigilia della partita contro Malta è stata caratterizzata dal dubbio di Prandelli se schierare titolare Giaccherini o Cerci. L’hype creatosi attorno a questo (im)probabile dualismo aveva una matrice del tutto aritmetica. Se Cerci veniva schierato dal primo minuto il numero dei rossoneri e bianconeri titolari era in perfetta parità mentre con l’impiego di Giaccherini il piatto della bilancia pendeva verso Torino. Il calcio non è mai stato vicino alla situazione politica attuale quanto in questo momento, con dibattiti su maggioranze probabili e soprattutto risicate. Al di là delle battute e delle note di colore, questo dualismo Milan-Juve è solamente la sintesi del nostro campionato. In passato squadre come Inter, Roma ed in base alle stagioni Sampdoria, Parma e Lazio hanno garantito come minimo 4/5 giocatori con una discreta continuità. Attualmente invece  sono solo due squadre a formare in pianta stabile l’ossatura della nazionale, eccezion fatta per i romanisti Osvaldo e De Rossi e, con un grande punto di domanda, per Cassano e Ranocchia. Altre squadre serbatoio purtroppo non sono presenti nel nostro campionato. Basta guardare i nomi della classifica marcatori, o delle varie rose per rendersi conto nuovamente che il made in italy non è di moda in Italia. L’unica consolazione è che almeno tutti non giocano all’estero.

Appurata la maggioranza a tinte bianconere, l’Italia di Prandelli può quindi contare su due difensori, due attaccanti ed un centrocampista che vestono la maglia del Milan. Forse neanche i dirigenti rossoneri questa estate avrebbero mai pensato che in così breve tempo la politica di puntare su giocatori italiani con un mix di “linea verde” ed esperienza, potesse regalare (al momento) un terzo posto e soprattutto un numero così cospicuo di convocazioni. Ecco le convocazioni. La chiamata in nazionale ha un requisito base molto semplice ovvero la bravura intesa come qualità tecniche, in relazione anche allo stato di forma, del giocatore. Oltre a questo requisito sulla scelta può influire in un secondo momento la variabile della duttilità tattica che questo giocatore garantisce al modulo di gioco del commissario tecnico. Sommando questi fattori vedere cantare l’inno di Mameli a due classe ’92, un ’90 insieme ai  “vecchietti” Abate (1986) e Montolivo (1985), possiamo dire che sono soddisfazioni  per i tifosi rossoneri. Una chiave di lettura che può e deve andare oltre i colori del club è l’esempio dell’integrazione che questa nazionale vuole esprimere quando si  legge sulla maglietta El Shaarawy e si guarda il colore della pelle di Balotelli Mario.

L’effetto l’abbiamo detto è stato particolare per chi è un tifoso milanista di ultima generazione ma per chi è supportato da anni e/o da una buona memoria sportiva avrà sicuramente riportato alla luce ricordi di un passato recente. Il Milan “nel suo piccolo” è sempre stato presente nel colore azzurro della nazionale. Senza andare a consultare almanacchi basta fare un leggero passo indietro per avere una visione più completa del rapporto che lega la nazionale italiana ed il club di Via Turati. Partiamo da casa nostra da più di venti anni fa e più precisamente dalla fase finale dei mondiali di Italia 90 dove titolari inamovibili, anche durante le qualificazioni,  erano F.Baresi , P.Maldini,  Ancelotti e Donadoni. Ad Usa 94 la finale fu giocata da F.Baresi, P.Maldini, Tassotti, Albertini, Donadoni, Massaro con Costacurta ed Evani in panchina. Negli anni successivi la spina dorsale composta da P.Maldini, Albertini, Costacurta e Donadoni ha accompagnato la Nazionale nei vari appuntamenti fino agli anni 2000, dove l’intramontabile numero 3 era sempre presente accompagnato da due giovani di belle speranza che rispondevano al nome di Gattuso e Pirlo. Nel trionfo di Berlino, datato 2006, insieme ai due centrocampisti rossoneri furono convocati anche Gilardino ed Inzaghi che non fecero solo presenza anzi contribuirono con i loro gol e assist, e Nesta che il destino volle far saltare per l’ennesima volta la fase finale causa infortunio.
Quindi diamo atto che è giusto in questi giorni dare risalto al numero dei giocatori che vestono la maglia del Milan, ma è altrettanto doveroso specificare che questo evento non è una casualità bensì un surplus ad una media che ci riporta su standard passati e non di tanto tempo fa.

Perdersi in queste “sciocchezze”, perdersi dietro ad una squadra di calcio può essere visto come una perdita di tempo, come una cosa superficiale addirittura da pazzi. Oppure può essere intrapreso come un obiettivo, un traguardo o addirittura vissuto come se si avesse trovato un senso alla propria vita. Tutto questo non sta a noi deciderlo o classificarlo e di fronte ad avvenimenti come quello di pochi giorni fa che ha portato alla morte il giornalista rossonero Claudio Lippi ancora meno. Come purtroppo in ogni occasione analoga, ci carichiamo di domande e di sentimenti che magari dovrebbero essere presenti più spesso e non solo quando il percorso della vita si conclude per un personaggio noto a tutti. L’unica risposta che accomuna tutti è il conforto morale che viene alimentato dal ricordo dei momenti condivisi e dalla bellezza dei gesti. Per continuare a vivere.

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