Un Milan a due facce: tra dubbi e certezze

di Danilo Vitrò

 Allegri espugna la fortezza dello zar di Russia Spalletti che fino a questa partita non perdeva in casa da 4 anni. È stato un Milan a due facce quello visto a San Pietroburgo.

Parte bene per la prima mezz’ ora, per poi spegnersi pian piano dopo il cambio tattico a partita in corso di Spalletti. I russi, dopo aver subito i due gol, iniziano a giocare a specchio passando dal 4-3-3 iniziale al 4-2-3-1 dal cambio di modulo i rossoneri faticano a costruire azioni pericolose e subiscono il pressing degli uomini di Spalletti. Ma andiamo con ordine, in quella prima mezz’ ora la squadra appare più compatta del solito, anche se il possesso palla resta abbastanza lento e prevedibile. C’ è da sottolineare la buona intesa tra El Shaarawy e Bojan. Lo spagnolo aiuta la squadra nella manovra offensiva facendo da interditore tra le due linee: quella del centrocampo e dell’ attacco, dando profondità e facendo alzare la squadra, il tutto per dare ad El Shaarawy più libertà di spaziare centralmente nei pressi dell’area di rigore. È un Milan, che in quella frazione, sfrutta le disattenzioni tattiche dello Zenit e con un po’ di fortuna al minuto 13 trova il vantaggio con Emanuelson su calcio di punizione grazie ad una deviazione che spiazza il portiere russo. Ne approfitta subito dopo trovando al sedicesimo il raddoppio firmato da una grande giocata individuale di Stephan El Shaarawy che si beve tre difensori e conclude a rete. Quando il risultato sembrava in cassaforte, nel secondo minuto di recupero della prima frazione di gioco, Abate si fa sfuggire Hulk che con una falcata arriva in area di rigore spiazzando Abbiati con un rasoterra.

Nel secondo tempo scende in campo un altro Milan, quello che ingenuamente concede subito il goal del pareggio. Continuano inesorabili da qualche partita a questa parte i clamorosi errori su palla inattiva, Shirokov trova il goal della rimonta grazie ad un errore di intesa tra Abbiati e Montolivo, il portiere rossonero sbaglia i tempi d’ uscita e il russo insacca il 2-2. Da lì incomincia la seconda faccia del Milan quella più preoccupante. Gli uomini di Allegri dopo la rimonta quasi immediata appaiono sotto shock. È un Milan timoroso soprattutto in fase difensiva dove concede molto all’ avversario che ne approfitta soffocando spesso i rossoneri nella loro metà campo. La squadra appare più lunga rispetto al primo tempo, le linee di reparto tornano ad essere troppo staccate tra loro e questo provoca un rallentamento generale. Nel corso di un secondo tempo sotto tono i rossoneri trovano il goal del 2-3 grazie ad una seconda deviazione.

È un Milan a due facce. Organizzato e attento nel sfruttare le occasioni del primo tempo, mentre si dimostra tutto l’ opposto nella ripresa e questo in un certo senso deve far riflettere. Anche qui come a Bologna la fortuna ha assistito i rossoneri in occasione del primo e del terzo goal. Le note positive ci sono state anche se risultano essere ancora poche. Abbiati aldilà dei due goal subiti è stato l’ uomo partita. Attento in parecchie occasioni soprattutto nei confronti di Hulk dove riesce a parare delle autentiche razzate sparate dal brasiliano. Per quanto riguarda il resto dell’organico El Shaarawy su tutti dimostra di avere grande personalità, oltre al goal che lo consacra come marcatore più giovane della storia della Champions League riesce ad interpretare al meglio le due fasi di gioco, dimostrando di lavorare per il collettivo, arretra in fase di non possesso a supporto della difesa e fa molto movimento con e senza palla in fase offensiva. Il cambio di modulo ha dato più movimento e dinamicità, Emanuelson laterale nel tridente offensivo contribuisce a diverse spinte laterali quello che manca però è la continuità i ritmi della prima mezz’ora vanno spalmati nei novanta minuti. Il problema principale che attanaglia questo Milan sono le situazioni su palla inattiva dove continua ad esserci una disattenzione generale sia a livello di marcatura e sia a livello di intesa tra il portiere e i difensori il tutto porta spesso a subire dei goal che con più attenzione si potrebbero benissimo evitare. La fase difensiva è da collaudare, si è visto un Bonera più attento ma nello stesso tempo si è visto un Zapata abbastanza intimidito. L’ incognita più grande rimane Kevin Prince Boateng, lontano anni luce dalle stagioni precedenti. Piccoli miglioramenti a livello di gioco si sono visti ma serve collaudare il tutto con ritmi più alti.

Per il derby di domenica sera Stramaccioni lavorerà sicuramente sulle palle inattive, dobbiamo migliorare in quelle situazioni, non può diventare il nostro tallone d’Achille per tutta la stagione. Il lavoro di squadra, seppur a sprazzi, c’è stato e questo dimostra la buona volontà da parte dell’allenatore di sperimentare nuove idee tattiche, il Milan del dopo Ibrahimovic pian piano sta cercando di crearsi una propria identità di gioco, puntando più al collettivo che alle giocate individuali, confronto le prime giornate qualcosa di buono si è visto, serve una sola cosa. La continuità.

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