‘Una cotoletta e un terzino al tavolo là in fondo’: se la sede del Milan è un ristorante

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Nell’anno 1899, a Milano, alcuni gentiluomini italiani e inglesi fondano una squadra di calcio. Nello stesso anno e nella stessa città apre una modesta bottiglieria a condizione famigliare con una piccola cucina. Le due entità, Milan e Giannino, continueranno ad esistere e ad ignorarsi per decenni, fino ad incontrarsi a causa di Lorenzo Tonetti, brilliant young businessman (così lo definisce il sito del locale) ed “esponente del milanismo più puro” (parole del Corriere della Sera) che, tiene lui stesso a sottolineare, aveva cominciato lavando i bicchieri nell’area ospitality di San Siro. Fondamentale il rapporto nato così con quello che qualche giornale chiama “artefice della sua fortuna”Adriano Galliani, grazie ai cui consigli in fatto di affari, dice, è potuto diventare uno dei proprietari dello storico locale.

Gran cerimoniere del ristorante per eccellenza del calcio”, Tonetti, oltre che un tifoso abbastanza illustre da finire nei documentari sui supporters rossoneri, è tra i primi a sapere dell’arrivo di Ibrahimovic, avendo parlato al telefono con lo svedese, e rilascia abitualmente interviste sulle abitudini alimentari di Bojan o sui prossimi colpi di mercato. Le sue torte, ultima quella per il compleanno di Galliani, finiscono sul sito ufficiale della società e non mancano i giocatori che, desiderosi di un trasferimento in rossonero, cominciano a farsi vedere in sua compagnia (“Alla seconda volta io già capisco”). È, tra l’altro, grande amico di Lothar Matthäus, Ezequiel Lavezzi e Lionel Messi, che forse potrebbe avere un futuro rossonero, se solo avesse una clausola di rescissione pagabile in cotolette; a fargli gli auguri di compleanno, poi, potete trovare persino Ron Wood, bassista dei Rolling Stones. Non male, in fondo, per chi aveva cominciato come cameriere nei locali dell’Ippodromo.

Il ristorante, dal 2006 in via Vittor Pisani, diventa così un’appendice della sede ufficiale della società: qui vengono spesso portati i nuovi acquisti, destinati a conoscere la cucina dello chef Andrea Brambilla prima della bacheca di via Turati; qui si svolgono serate di beneficenza a tinte rossonere, qui i giornalisti attendono le prime parole degli ultimi arrivati, mentre Raiola si apparta sul divanetto della sala Milan in caso di affari importanti da chiudere. Seduti ai vari tavoli potete trovare Lele Mora, Lapo Elkann, Silvio Berlusconi, Ronaldinho o suo fratello, che una volta ha prenotato per venti persone alle 9 e si è presentato due giorni dopo. A volte, poi, ci si può anche imbattere in qualche personaggio di rilievo della Curva Sud rossonera: trattati bene, se è vero che nel 2010 il titolare regala un tartufo ad uno di essi (vedi qui). Insomma, da Giannino mangiano proprietari, dirigenti, allenatori, calciatori e tifosi. E ci sono stati, nel giorno dell’arrivo di Balotelli, persino tafferugli con la polizia: chissà che gli scontri fuori dai ristoranti non possano essere la soluzione alla violenza negli stadi.

Il luogo è così identificato con il Milan che fa quasi scalpore quando Galliani si sposta in altro ristorante: recentemente è accaduto con Pazzini, allora in procinto di firmare, con cui l’ad ed il ds Braida hanno cenato all’Uccellina (specialità carne alla griglia), e con Allegri, portato in un locale di Brera, ai tempi del suo quasi esonero, nella speranza (vana) di sfuggire ai giornalisti.

Ma come si mangia da Giannino? Se per il Corriere della Sera, che definisce il locale una “trattoria extralusso per vip”, si salva l’arredo, credibile rievocazione da primi Novecento, mentre la cucina non va “aldilà di una modesta routine“, i pareri su TripAdvisor sono più spigolosi: sebbene non manchino anche commenti positivi, 108 recensioni su 191 assegnano il giudizio di pessimo o scarso, con tanto di accuse al cibo, al personale, ma soprattutto al rapporto qualità prezzo (“€ 16 per una comunissima, e sottolineo comunissima, insalatina mista!“). Anche il posto in classifica non è esattamente lusinghiero: 2980° su 3783 ristoranti di Milano, peggio dell’ultima Inter di Stramaccioni.

Qualcuno, dopo la “peggiore esperienza gastronomica” della sua vita, minaccia persino di dire addio al Milan: “Sono milanista ma dopo questa cena mi verrebbe voglia di cambiare casacca…!!!”. E non manca un interista che insinua trattamenti di favore: se non sei del giro……ti becchi il pesce surgelato!!!”. Sarà, ma volete mettere l’emozione di cenare nello stesso posto di Constant e Zapata?

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