Milan Night
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
Adriano Galliani prende in prestito un verso di una canzone di Antonello Venditti per rispondere alla domanda riguardante Kakà di un giornalista di Sky. E tutto, se mai ci fossero stati dubbi sull’intenzione di riprendere il brasiliano del Real, diventa chiaro. Nell’estate in cui il Milan si “disfa” di Thiago Silva e Ibrahimovic per questioni di bilancio, potrebbe tornare a Milano il figliol prodigo, colui che nell’estate 2009, prima del difensore verdeoro e dell’attaccante svedese, aprì la serie di cessioni illustri dettate dall’esigenza di risparmiare sul monte ingaggi. No, non è uno scherzo, è la realtà. Come detto più volte da Cristian, l’assurdo potrebbe davvero verificarsi: nel 2009 cediamo Kakà per ragioni di bilancio e preleviamo dal Madrid Huntelaar, nel 2010, in barba al bilancio, acquistiamo Ibrahimovic (cedendo Huntelaar), nel 2012 si avverte nuovamente il bisogno di sistemare i conti, quindi si cede Ibrahimovic (con Thiago Silva) e si riaccoglie Kakà. In una società normale, o comunque in una in cui la programmazione abbia una certa importanza, una tale girandola di attaccanti (per poi tornare al punto di partenza, tra le altre cose) non accadrebbe mai… ma non dimentichiamo che parliamo del Milan.
Dopo il doveroso incipit dedicato al lato completamente irrazionale dell’operazione, cerchiamo con tutta la buona volontà del mondo di analizzare quest’ipotetico affare da un punto di vista più sportivo (e forzatamente obiettivo) che sentimentale o finanziario: come s’inserirebbe Kakà nella rosa del Milan? Abbiamo bisogno di un trequartista in un momento in cui dobbiamo prima di tutto acquistare una punta e un difensore centrale? Fisicamente potrebbe reggere un’intera stagione?
Nella rosa del Milan Kakà s’inserirebbe più che bene, su questo ci sono pochi dubbi. Partita la vecchia guarda che avrebbe anche potuto in qualche modo non vedere di buon occhio il suo ritorno e vista l’assenza di campioni che avrebbero potuto sentirsi “minacciati” dal peso del nome – e non solo – di Kakà, l’ex 22 rossonero avrebbe senza dubbio vita facile nello spogliatoio del Milan, anche, forse, più facile che in passato. Le sue qualità tecnico-tattiche gli permetterebbero indistintamente di giocare con chiunque, là davanti: con Boateng e Pato, Pato e Cassano, Robinho ed El Shaarawy, eccetera. La sua presenza non escluderebbe dal punto di vista tecnico-tattico la presenza di nessun’altra punta o mezzapunta, chiaramente nella logica di un comunque fisiologico turnover che dovrà essere eseguito da Allegri.
Abbiamo però davvero bisogno di un giocatore dalle caratteristiche di Kakà? Ni. Ci spieghiamo meglio: la prima esigenza sul taccuino di Galliani dovrebbe essere la ricerca di una punta di peso in grado di sostituire Ibrahimovic (e tenendo presente che a quanto pare dei soldi ricevuti dal PSG non se ne investiranno più di metà tra cartellini e ingaggi non sarebbe stata una bruttissima idea riscattare Maxi Lopez, ma sorvoliamo). Oltre la prima punta, al Milan serve disperatamente un centrale difensivo di livello e/o prospettiva, e oltre alla punta e al centrale, un centrocampista di qualità. Il trequartista/seconda punta sarebbe forse solo la quarta esigenza del Milan, in ordine d’importanza: Boateng in due anni non ha garantito più di 30-35 partite stagionali, Emanuelson in quel ruolo non rende al massimo e Allegri ha già dichiarato di non voler utilizzare Montolivo come mezzapunta. Sì, ci servirebbe un altro trequartista, ma Kakà non sarebbe forse la scelta più oculata. L’idea di Galliani, nella sua ormai proverbiale ricerca del risparmio, sarebbe quella di sostituire Ibra con una seconda punta come Kakà e, sempre con Ricky, avere anche una soluzione in più per la trequarti. Questo però ci porta alla terza domanda: fisicamente Kakà potrebbe reggere un’intera stagione? Probabilmente no.
Tre anni fa, al momento della sua cessione al Real, molti tifosi piansero e si disperarono, molti giornalisti (per lo più neutrali) parlarono giustamente di un ridimensionamento del Milan, ma altri, in particolar modo tra quelli milanisti, giudicarono l’operazione come un vero e proprio affare di Galliani. Prima di tutto per la cifra portata a casa (60 e più milioni di Euro), in secondo luogo per il risparmio lordo sull’ingaggio (quasi 20 milioni l’anno) e terzo per le condizioni fisiche di Riccardino, da tempo alle prese con pubalgia, problemi a schiena e ginocchio e problemi muscolari vari. Sarebbe curioso sapere ora cosa pensino quei giornalisti dell’operazione all’orizzonte, considerato che pare onestamente improbabile che con il passare degli anni i problemi fisici del brasiliano si siano placati invece di acuirsi, come dovrebbe naturalmente essere. Il rischio che il Milan correrebbe – e neanche di poco conto – sarebbe dunque quello di prelevare Kakà dal Real per sostituire Ibra e contemporaneamente avere una soluzione in più sulla trequarti, per poi rimanere senza una cosa e l’altra per più partite in una stagione… e con gli Iron Man che ci ritroviamo (Pato e Boateng su tutti) questo è un rischio troppo elevato per poter essere ignorato così a cuor leggero.
Dimenticavamo però una cosa, forse la prima motivazione che spinge Galliani a voler riportare Kakà a Milano: i tifosi. O per meglio dire gli abbonamenti. In un Milan al disarmo l’affascinante ritorno a casa dell’ex stella verso cui la maggioranza dei tifosi rossoneri prova ancora un genuino affetto, per non dire amore, sarebbe una motivazione più che lecita, per qualcuno, per sottoscrivere un abbonamento a San Siro. Certo, non sarebbe la prima volta negli ultimi anni che accade una cosa del genere, ma constatare che questa dirigenza non riesca a guardare avanti ma solo indietro non fa che aumentare il nostro senso di smarrimento e quasi di disaffezione. Non certo verso il Milan in senso lato, ma verso chi oggi lo rappresenta. E quindi, almeno per noi, il ritorno di Kakà non potrebbe che aumentarlo.
pifa86
Post Originale:
Un’altra minestra riscaldata