Canale Milan
Ho trovato un dizionario nello spogliatoio rossonero, è usurato e liso dagli anni ed un numero 9 è stato inciso sulla copertina. Un segnalibro affiora dalle pagine ingiallite ed è proprio in quel punto che apro il mio reperto; una parola è stata evidenziata:
fame
[fà-me]
s.f. (pl. -mi)
1 Sensazione provocata dal bisogno di fare gol: avere molta, poca f., una f. da lupi; soffrire, patire la f.; levare, saziare la f. a qualcuno; sentire i morsi della f.
Mi incuriosisco e faccio delle ricerche. Dicono che dopo lunghi periodi di astinenza, l’organismo in questione soffra in panchina o in tribuna fino a provare dolore, in rigoroso silenzio. L’ha detto lui stesso: “è dura nutrirsi solo di attesa e di voglia”. Nonostante ciò pare s’alleni con regolarità senza mai lamentarsi dei pochi minuti giocati e quando viene chiamato in causa, non badi al nome dell’avversario, Klubi Sportiv Teuta (squadra albanese alla quale infila il primissimo gol nelle Coppe Europee il 28 settembre 1995) o Real Madrid, non v’è differenza. Se ne parla poco perchè d’estate sotto l’ombrellone i quotidiani decantano paperi, zingari, rey do drible e nelle formazioni si dimenticano di lui. L’A.C. Milan è come un uomo con tante amanti che alla fine torna sempre dal suo primo amore a chiedere aiuto: “Perdonami per aver strapagato Ibrahimovic, per aver parlato di Pato come fosse il nuovo Ronaldo, per non averti inserito in lista Champions, per la tribuna ad Instanbul, per aver avuto dubbi sul tenere te o Huntelaar!”.
Nessuno lo fischia, anzi; fioccano complimenti da sponda bianconera (ah se t’avessero tenuto!) e nerazzurra, qualche maligno (fan di Raùl?) mormora che non sappia nemmeno stoppare un pallone o palleggiare, ma chi delDiavolo è schiavo s’accontenta soltanto di vederti urlare brandendo la bandierina del corner. Piaci perché nei momenti di gloria non ti dimentichi della mamma e degli amici, perché hai dedicato ad Abbiati (infortunato all’epoca) i tuoi 300 gol in carriera e nell’ultima, storica, doppietta al Real Madrid il tuo pensiero è andato a Stefano Borgonovo, bomber come te, impegnato con un avversario ben più ostico di Mourinho.
Tra le valanghe di statistiche che intasano pagine giornali e siti internet una in particolare ci colpisce: il giocatore più anziano ad aver segnato in Champions League, a 37 anni e 86 giorni, è proprio lui. Perchè Pro Evolution Soccer e Fifa dovevano ancora nascere e lui segnava già, perché vanno di moda Mojito e cocaina e lui risponde a bresaola e Plasmon, perché non fa tempo a mostrare una maglietta celebrativa che ne spunta subito un’altra, perché a volte il brutto anatroccolo da Piacenza supera il cigno di Utrecht, perché SuperPippo è un antieroe che senza i connotati del divo svolge comunque un ruolo da protagonista e si distingue dal supereroe per la ferocia e la crudeltà con cui combatte i cattivi, perché anche oggi, a 38 anni suonati mentre il Milan è bloccato sull’1-1 contro il Novara, coi senatori impegnati nella passerella di fine anno, quando fa riscaldamento dalla curva parte ‘Ohi ohi ohi – ohi ohi ohi ohi, Pippo Inzaghi segna per noi!‘ e nessuno guarda più la partita; lui entra, raccoglie il lancio di Seedorf (sul filo del fuorigioco, avevate dubbi?) col petto e segna davvero, nel giorno della sua trecentesima presenza in rossonero. Poi piange e abbraccia Nesta sotto la Sud… e se quello di oggi non fosse un addio?
Filippo Inzaghi, verso l’infinito e oltre.
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Verso l’infinito e oltre