di Riccardo Zavagno
Nonostante la vittoria conseguita in trasferta sul campo del Bologna con tripletta di Pazzini, il Milan rimane un cantiere aperto. I tre punti certamente danno morale alla squadra dopo la prestazione d’esordio alquanto scarsa, ma i problemi e le incertezze tattiche sono palesi e lampanti.
Se in difesa la prestazione di Acerbi, all’esordio, e la conferma di De Sciglio sono segnali incoraggianti il resto del reparto è apparso sottotono e privo di lucidità. Soprattutto sulla fascia sinistra dove Antonini non sembra garantire una fase difensiva adeguata ed una spinta offensiva efficace. Certo è da un suo cross che nasce l’azione del secondo gol di Pazzini, ma forse il de-merito è da attribuire maggiormente ad Agliardi. Con il rientro di Abate, non sarebbe da sottovalutare l’impiego di De Sciglio sulla sinistra, ruolo che ha già ricoperto con la primavera. Inoltre ci sono sempre a disposizione Mesbah ed Emanuelson che (forse) è il giocatore ideale per quel ruolo.
A centrocampo la situazione non è migliore. Montolivo, fino al momento della sostituzione, è apparso ancora timido e fuori posizione limitandosi ad eseguire il compitino richiesto. Nocerino ed Ambrosini hanno subito parecchie volte le folate di Diamanti e l’aggressività di Taider dimostrando di essere le brutte copie dei giocatori cardine di questo reparto che tutti conoscono. Se per Ambrosini è plausibile un ritardo di condizione dovuto ad infortuni ed un carta d’identità che non perdona nessuno, Nocerino è quello che ha dato più di tutti l’impressione di farsi assorbire dal gioco avversario senza imporre la propria presenza con gli oramai classici e famosi inserimenti che gli hanno permesso di guadagnarsi la maglia azzurra. Da un lato incide sicuramente la mancanza di Ibrahimović e dei suoi assist ma anche Allegri dal canto suo ha contribuito a questa regressione assegnandoli compiti diversi ed una zona di campo a lui poco indicata. Il numero otto rossonero è parso anche a livello mentale poco brillante e lo testimonia l’intervento alquanto banale che ha causato il rigore. Spero che le prossime partite mi diano modo di sottolineare nuovamente il vero Nocerino che ha infiammato i cuori rossoneri.
Anche il reparto offensivo non ha brillato nonostante l’apice sia stato raggiunto dai tre gol segnati da un Pazzini in formato Wembley. Rispetto alla partita contro la Sampdoria, Boateng pare abbia capito di non potersi più permettere uno sciopero di 80 minuti a maggior ragione ora che sono assenti Robinho e Pato, è lui che con il numero 10 sulle spalle, deve dare la scossa in quella zona di campo cruciale. Per El Shaarawi bisogna ripetere l’analisi dell’esordio. La buona volontà ce la mette tutta, rincorre ogni pallone ed ogni uomo fino a ritrovarsi spesso più vicino alla porta difesa da Abbiati che a quella avversaria, e non è da stupirsi se alla prima quasi mezza occasione di un pallone giocabile tenti subito il tiro. Ed è proprio questo un altro punto da risolvere, ovvero la posizione del giovane rossonero. Parte come esterno sinistro d’attacco ma alla fine gioca come un tornante, correndo su e giù per 60/70 minuti fino a che viene sostituito. Nel vocabolario di un attaccante la parola sacrificio non è spesso presente, però in questo caso pare venga abusata considerando che siamo di fronte ad un ragazzo di venti anni che ha voglia e qualità per segnare parecchi gol e che se tiene la cresta … e la testa sulle spalle può regalare tante soddisfazioni ai tifosi rossoneri. Le prestazioni contro l’Udinese, andata e ritorno, e contro il Novara in Coppa Italia dovrebbero far ricredere Allegri sulla vera posizione del faraone.
Per quanto riguarda De Jong e Bojan credo che il biglietto da visita della serie A esibitogli da Pazienza e Morleo sia stato sufficiente per far capire che non esistono pause in stile Osasuna o Bolton.
Come detto all’inizio il Milan è un cantiere aperto e queste righe non sono accuse o colpe ai singoli perché siamo solo alla seconda partita, bensì dei punti su cui squadra ma soprattutto allenatore devono lavorare per ripartire e creare una stagione che possa regalare quante più vittorie possibili. A volte è giusto anche guardarsi in giro e carpire soluzioni che riadattate possono esaltare le caratteristiche dei singoli e della squadra. Per esempio Zeman dopo la vittoria contro l’inter, ha ribadito che la sua rosa non è formata da 40 giocatori ma quei 23 che ha a disposizione con lui troveranno sempre spazio. Anche questo potrebbe essere un punto chiave su cui fondare le basi del cantiere.
P.S. C’è chi è triste e soffre come Cristiano Ronaldo e c’è chi è Del Piero.
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