Anno 2011, Allegri ha convinto definitivamente l’ambiente milanista?

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MILANO.

Il 2011 di Massimiliano Allegri non può essere considerato negativo, perché la bacheca milanista parla molto chiaro: Scudetto al primo tentativo e una Supercoppa Italiana vinta contro i rivali di sempre dell’Inter. Ma siamo sicuri che il tecnico livornese abbia rispettato i dogmi “Berlusconiani” e abbia fatto centro nei cuori milanisti come fecero in passato Arrigo Sacchi e Carlo Ancelotti? È noto che per il presidente milanista la prima cosa sia il palcoscenico internazionale, dimostrazione sta nel fatto che i due tecnici emiliani abbiano vinto un solo scudetto, ma hanno sempre impressionato a livello Europeo e Mondiale.

Altro dogma, “Padroni del gioco e del campo sia in casa che in trasferta!”. Le prestazioni in Champions League contro Barcellona, Real Madrid, Tottenham, Ajax e altre piccole squadre dal nome impronunciabile ne sono le conferme negative. I rossoneri allenati da Massimiliano Allegri hanno sempre arrancato in campo internazionale. Una delle missioni del Mister era quella di valorizzare Ronaldinho, poi far diventare Pato il nuovo idolo rossonero e puntare sui giovani. Il brasiliano di Porto Alegre è stato tenuto in panchina per sei mesi, perché nonostante fornisse assist incredibili non garantiva copertura in fase difensiva, poi è stato ceduto a titolo definitivo al Flamengo. Alexandre Pato dichiara recentemente che con il tecnico livornese non ha nessun tipo di dialogo (ritrattando poi con la dichiarazione “Abbiamo un rapporto professionale”), rischiando con quell’atteggiamento di portare il giovane brasiliano ad accettare la corte di Leonardo e di Carlo Ancelotti ora in forza al PSG.

Terzo punto, valorizzare i giovani. Oltre al caso del ventiduenne Alexandre Pato (110 presenze e 50 gol), la spinosa questione di nome Stephan El Shaarawy. Il ragazzo nato a Savona nel 1992, ne è stato acquistato la sua comproprietà per l’importante somma di 7,5 milioni di Euro, quindi altri 7,5 per riscattarne l’altra metà dal Genoa dell’amico Preziosi, per un totale di 15 milioni di Euro. Il faraone (così viene chiamato dai tifosi) gioca solo 175 minuti e nell’unica partita da titolare segna un gol molto importante. Stephan viene escluso dalla lista Champions League e raramente vede la panchina di San Siro.

Allegri ha poi dato il suo lasciapassare per la cessione di Andrea Pirlo, fulcro del gioco per 10 anni sia del Milan che della Nazionale, ora perno insostituibile della Juventus prima in classifica. Durante la loro convivenza l’ha prima dirottato sulla sinistra, con la scusa che Mark Van Bommel o Massimo Ambrosini gli garantivano più copertura. Sempre il tecnico livornese ha ridicolizzato Urby Emanuelson. L’olandese, considerato sino allo scorso anno, uno dei miglior prospetti presenti e futuri nel ruolo di terzino sinistro, ora sembra uno dei più grandi bluff della storia del calcio recente. Cosa è successo a Urby? Beh, semplice non è mai stato impiegato nel suo ruolo. Il nazionale olandese ha giocato, mezzala destra e sinistra, trequartista, seconda punta e addirittura prima punta. Ma non era un terzino? Visto il “fallimento” di Emanuelson è stato strappato, a parametro zero, il miglior terzino sinistro di Francia: Taye Taiwo. Il nazionale nigeriano arriva fra gli applausi di mezza Europa, su di lui Arsenal e Real Madrid, ma i rossoneri la spuntano. Taiwo a oggi colleziona solo 4 presenze. Recentemente, all’Equipe, dichiara che non capisce cosa gli chiede Mr. Allegri. Sembra dalle dichiarazioni del Mister che il ragazzo non sappia difendere, si ripete la storia di Emanuelson? Taiwo dichiara inoltre che visto il suo fisico estremamente muscoloso non riesce a entrare in forma se non gioca almeno 8/9 partite consecutive.

In conclusione, Allegri ha vinto ma non ha convinto. Per essere una leggenda rossonera bisogna stupire ed essere rivoluzionari. Sacchi portò il calcio totale, Ancelotti fece giocare tanti piedi fatati in contemporanea, ma lui rischia di fare la fine di Capello e Zaccheroni che pur vincendo non hanno mai fatto breccia nei cuori rossoneri. Quindi il non rinnovo può essere interpretato come non completa soddisfazione e questo contatto con l’altra squadra di Milano ha lasciato sia nei tifosi che nella dirigenza l’amaro in bocca.

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