Libri, il primato del genere religioso

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Ha già iniziato a circolare, sul web, la notizia del netto incremento delle vendite di libri religiosi. Nel decennio 2000 2010, infatti, i lettori di libri religiosi – almeno uno all’anno – sarebbero cresciuti di oltre 900.000 persone. Il dato, fornito dall’Istat, ha tenuto conto sia delle case editrici cattoliche che di quelle religiose, osservando, in entrambi i casi, un marcato incremento delle vendite di Opere religiose.

Una solida certezza

Sono proprio le vendite di libri religiosi presso gli editori laici a mettere in luce questo dato. Secondo le statistiche, infatti, gli editori laici costituirebbero il 72% dell’editoria complessiva, anche se, tuttavia, sarebbero giunti a rappresentare oltre il 18% dell’intera produzione religiosa. Nello specifico, l’aumento interessa il settore riflessivo – Teologia, Bibbia, Morale, Dogmatica, Storia e Patrologia – e divulgativo – Meditazione, Pastorale, Liturgia, Catechesi. In lieve ribasso la narrativa e le letture per ragazzi.

Spunti di riflessione

Il risvolto più gradevole della vicenda è costituito dal fatto che questo genere di letture, pur fornendo, ovviamente, un taglio rigorosamente ecclesiastico, rappresentino, di per sé, uno spunto alla riflessione e all’autoriflessione, un’occasione di raccoglimento – che sia di natura puramente spirituale o informativa – oltre, naturalmente, agli alti contenuti culturali dei testi. La statistica riguarda specialmente una fascia d’età che va dai 18 ai 54 anni; un periodo interessante sotto il profilo delle relazioni e delle personalità, che potranno quindi essere coadiuvate e maturate da queste valide e istruttive letture.

Solo cultura?

Qualsiasi occhio critico, tuttavia, non potrà lasciarsi sfuggire una cinica osservazione: si tratta solo di cultura o, ancora una volta, di una conseguenza dell’adulazione del controverso ”Dio Denaro”? Certo, a queste vendite non può che corrispondere, naturalmente, una richiesta da parte dei lettori, ma non bisogna dimenticare che l’Italia è il Paese del Vaticano e del Papa; ora, tenendo conto dell’importanza politica e istituzionale che tuttora riveste il Vaticano – in un’epoca in cui, a mio avviso, non dovrebbe possedere altra funzione se non quella religiosa – viene da chiedersi se queste vendite rispodano effettivamente ai desideri dei lettori, o se, al contrario, si tratti esclusivamente di una trovata di mercato, volta ad allargare le ampie braccia della Chiesa anche nel mondo dell’editoria tradizionale.

Filippo Munaro

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